Francesco Rocca, candidato per le elezioni regionali nel Lazio sembra porgere l’orecchio ad una presenza sospetta: Mauro Antonini, ex responsabile per il Lazio di CasaPound. La sua presenza nella giornata di ieri vicino all’ex Presidente di Croce Rossa, infatti, non è certo passata inosservata ai giornalisti presenti che hanno chiesto se ci sarà anche lui nelle liste elettorali. Lui, dal canto suo ha tuonato: ”Sì!”. Mauro Antonini, insomma, ci riprova, e lo fa con il centro-destra, ovviamente. Ma ci tiene a sottolineare che preferisce non essere citato dalla stampa.
Mauro Antonini: un nome troppo ingombrante, anche per il centro-destra
Tuttavia, la sua richiesta è difficile da accogliere, perché il suo nome è troppo ingombrante, e non può rimanere sotto silenzio. A dirglielo sono anche i partiti con i quali vorrebbe correre per le prossime imminenti elezioni regionali nel Lazio. La Lega, soprattutto, che non dà nessuna certezza per la sua presenza alle Regionali. Sarà tutto da vedere, ma intanto Antonini sta sondando il terreno a quanto pare, cercando di capire se i tempi sono ancora maturi per lui.
“È corretto chiamarmi fascista”
Lui, che con fierezza qualche tempo fa dichiarava: “È corretto chiamarmi fascista” (Repubblica), quando si presentò nel 2018 come presidente del Lazio con CasaPound, da ormai tre anni non fa più parte dello schieramento. A quei tempi, nel Lazio voleva portare “le idee del fascismo sociale”. Ora, non si sa. Ma certo si tratta di un passato difficile da sciogliere. Probabilmente farà leva sulla sua esperienza nel mondo delle imprese come scrive anche Marina de Ghantuz Cubbe nel suo pezzo. Ma si tratta, ad ogni modo, di una esperienza di cui nessuno, appunto, ha esperienza, in quanto molto meno nota rispetto alla sua carriera di militante che cercava di ostacolare ogni centro di accoglienza, campo rom, casa popolare assegnata a un non italiano. La sua frase preferita al megafono era: “Prima gli italiani”, lo stesso citato senza copyright anche dal frontman della Lega Matteo Salvini. Uscito dalle fila di CasaPound, il ”militante” cerca un nuovo inizio, e lo fa in quel partito che gli sembra più congeniale alle sue idee, o quantomeno il più affine: prima Fratelli d’Italia, poi ha virato verso la Lega, alla quel spera tanto di strappare un posto in Regione.