Le indagini, condotte dal Commissariato di Ostia, guidato dal dr. Antonio Franco, si sono concluse dopo un lavoro durato mesi, che ha richiesto un’articolata attività che ha coinvolto ben 80 uffici di polizia in altrettante province d’Italia.
Al momento dell’intervento delle Forze dell’ordine, infatti, le persone presenti nell’area “occupata” per il raduno musicale, tutti giovanissimi tra i 18 ed i 25 anni, sono risultati provenienti da diverse parti d’Itali. Tra loro anche 4 minori, tra cui una ragazzina di cui era stata denunciata la scomparsa e che, nelle ore immediatamente successive, era poi stata riaffidata ai genitori.
Ciò che emerge dagli accertamenti è l’ipotesi che dietro ai rave party ci sia un vero e proprio business. Da quanto emerso, infatti, ai promotori dell’iniziativa, anch’essi tra i denunciati, sarebbe da ricondurre un vero e proprio circuito di noleggio delle dotazioni necessarie per l’allestimento dei raduni musicali, nonché un sistema di “reinvestimento” anche dell’indotto ricavato dalla vendita abusiva di bevande alcoliche e che non trascurava nemmeno l’aspetto pubblicitario, come dimostrato da alcuni volantini pubblicitari recanti la scritta “Save the rave” e “Rave party is not a crime”, rinvenuti anche in occasione di ulteriori raduni che sono stati intercettati
dalle forze dell’ordine anche in altre province del nord Italia.