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RAFFAELE DI MARIO TORNA A CASA: CONCESSI I DOMICILIARI

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Concessi gli arresti domiciliari a Raffaele Di Mario, l’imprenditore arrestato lo scorso 7 Aprile dagli uomini del Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza con l’accusa di bancarotta fraudolenta per distrazione, reati fiscali e false fatturazioni. Il provvedimento di scarcerazione ed il conseguente trasferimento ai domiciliari è stato concesso venerdì, dopo che era stata presentata richiesta di scarcerazione al Tribunale del Riesame da parte del suo avvocato, Gildo Ursini, che, oggi, pur confermando la notizia, non ha rilasciato ulteriori commenti. Nel frattempo l’indagine, partita da Roma e Pomezia, si è allargata al resto d’Italia. Ultimo, in ordine cronologico, il decreto di perquisizione e sequestro che ha portato nei giorni scorsi  le Fiamme Gialle fino a Teramo, nel quartier generale della Tercas. Anche l’istituto di credito teramano, principale polo bancario abruzzese, sembra essere coinvolto, come soggetto terzo, in quanto finanziatore di mutui, nell’inchiesta per bancarotta fraudolenta che ha al centro la società Dimafin e che al momento conta già 33 indagati. Il decreto, firmato dai PM romani Maria Francesca Loy, Giuseppe Cascini, Maria Sabina Calabretta e Nello Rossi, c’è la richiesta di consegna di tutta la documentazione riferita a operazioni di mutui intercorse tra la filiale di Roma della Tercas e la società Dimafin. Ad essere coinvolte in questo giro di prestiti e mutui altre 30 banche, tra le quali un ruolo enorme è svolto dalla Unicredit, che ha concesso al gruppo riconducibile a Di Mario un mutuo di cento milioni di euro. Sono ora attesi a breve altri sviluppi clamorosi, dal momento che sembra che Raffaele Di Mario, dopo un periodo di silenzio, abbia deciso di raccontare agli inquirenti la sua verità. Ricordiamo che la “bolla” scoppiò con la vendita a Banca Italease, per 108 milioni di euro, del centro commerciale Dima Shopping Bufalotta da parte della società Niccodemi, che fa sempre capo alla Dimafin. Secondo gli inquirenti la Niccodemi non avrebbe però pagato imposte per 26,6 milioni sulle plusvalenze ottenute dalla vendita e, in seguito, sarebbe stata svuotata del capitale e portata al fallimento con distrazioni per complessivi 52,5 milioni in favore della società Primula, altra società della holding creata da Raffaele Di Mario. In seguito la Italease avrebbe stipulato un contratto di leasing con la Dimafin per la gestione del centro commerciale. “I flussi finanziari erogati da Italease alla Niccodemi per la vendita del centro commerciale Dima Shopping Bufalotta sono stati quasi interamente distratti in favore di società riconducibili a Di Mario, ma intestate a prestanome”: questa l’ipotesi degli inquirenti. Quaranta milioni in favore della società Primula e quasi dodici alla M2, fatti sparire attraverso fatture per operazioni inesistenti. Solo pochi giorni prima del’arresto, il 29 Marzo, il Tribunale di Roma aveva decretato il fallimento della Di.Ma. Costruzioni, mettendo in crisi un migliaio di persone tra dipendenti diretti ed indotto, oltre a decine di famiglie che stavano trattando l’acquisto di un’abitazione nel nuovo quartiere di Pomezia “Parco della Minerva”. Per quanto riguarda i lavoratori, solo lo scorso mese sono riusciti ad ottenere gli stipendi pregressi fino al mese di marzo, mentre la cassa integrazione in deroga, riconosciuta dalla Regione dopo l’intervento dei sindacati di categoria, non è ancora stata concessa.

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