Dopo lo sciopero di ieri, erano di nuovo in strada anche questa mattina, i lavoratori della Radim. Alle 8:00, invece di entrare, i dipendenti si sono fermati davanti ai cancelli, protestando per la mancanza di certezze per il futuro e per chiedere il pagamento degli stipendi arretrati, compresa la quattordicesima. Da Aprile, ultima busta paga presa, i lavoratori non ricevono le loro retribuzioni: l’azienda ha solo versato i contributi e le tasse previsti dalla legge, senza però dare nulla ai dipendenti e non consentendo loro neanche di prendere i contributi Irpef che solitamente si ricevono a Luglio. La protesta è arrivata fino all’amministrazione e, in tarda mattinata il sindaco di Pomezia, Enrico De Fusco, ha raggiunto la sede della Radim per cercare di capire quale sia esattamente la situazione e promettendo un personale intervento per organizzare, presso la Regione Lazio, un tavolo con la proprietà della Radim per capire quali siano le loro intenzioni. “I lavoratori non percepiscono lo stipendio dal mese di maggio, non hanno ricevuto i rimborsi Irpef e la quattordicesima, una situazione che mette in difficoltà le loro famiglie – ha dichiarato il Sindaco – Ho già chiesto un incontro all’Assessore al Lavoro della Regione Lazio Mariella Zezza, al Prefetto di Roma e all’amministratore delegato dell’azienda. E’ necessario affrontare la questione legata al futuro occupazionale dei dipendenti, soprattutto in relazione alle difficoltà a cui sono stati costretti negli ultimi mesi. La mia Amministrazione ha sempre avuto un ruolo di primo piano nelle questioni relative al lavoro e alla crisi che ha attraversato il nostro territorio negli ultimi anni. Interverremo anche questa volta in supporto ai dipendenti e ai rappresentanti sindacali”.
Come già illustrato nel precedente articolo, il 29 Luglio il presidente della società, il dr. Sparano, avrebbe dovuto firmare un accordo di vendita con la TRANSASIA, azienda indiana intenzionata a rilevare l’intero gruppo, quindi anche le altre sedi dell’azienda. Ma l’accordo, per motivi che il Presidente non ha voluto chiarire, è saltato, e gli indiani, alquanto indispettiti, sono ripartiti la mattina dello stesso giorno in cui sarebbe dovuta essere posta la firma sul contratto di vendita.
A nulla sono valsi di tentativi di minimizzare l’accaduto da parte del dr. Sparano: tra i lavoratori lo sconforto è evidente, così come la rabbia di veder sfumata un’occasione d’oro. “Il nostro stato d’animo è ovviamente a terra, visto che quello di Agosto sarà il 5° stipendio che salta. La rabbia, invece, viene perché il passaggio indolore ci poteva essere, ma la proprietà non ha voluto vendere. Adesso siamo in sciopero ad oltranza, fino a quando non verrà presa una decisione, che può essere quella di ripianare la situazione economica con nuovi finanziamenti interni che consentano sia il pagamento delle competenze che l’acquisto dei materiali per far fronte alle commesse, oppure quella di vendere, approfittando del fatto che, al momento, l’azienda ha ancora un certo valore. Il rischio, infatti, è che con il tempo il valore diminuisca”.
Della vicenda si stanno interessando anche i sindacati di categoria.