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PRESUNTE FRODI CONTRO IL COMUNE DI ARDEA: TUTTI ASSOLTI

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Tutti assolti, e le spese le paga il Comune. La vicenda è quella che riguarda alcuni dipendenti del Comune di Ardea, tra cui un dirigente, che hanno visto nei giorni scorsi concludersi il procedimento penale a loro carico. A parlarne è una delle persone coinvolte, che punta il dito sull’Amministrazione comunale, che si era costituita parte civile nel processo. “Nei primi anni 2000, durante il mandato del sindaco Roberta Ucci, alcuni dipendenti comunali furono indiziati di gravi reati inerenti presunte frodi su appalti comunali. Accuse rivelatesi da subito infondate, tanto da essere bollate dallo stesso Magistrato giudicante come “vaghe”. Tanto vaghe ed inspiegabili da far assolvere con la formula più ampia tutti i malcapitati funzionari. Parallelamente al processo penale, chi aveva operato, ritenne utile attivare anche la Corte dei Conti, che ipotizzò un danno erariale per centinaia di migliaia di euro, sulla base di verbali “vaghi” già rivelatisi inattendibili”. “Anche questo – prosegue l’uomo, che vuole restare anonimo –  costò ai malcapitati anni di esposizione al pubblico ludibrio, e con stipendi posti sotto sequestro da solerti uffici. Il 28 dicembre 2012, con Sentenza n.838, anche l’ipotesi di dolo e sperpero di denaro pubblico è svanita al cospetto di una valutazione di attenti Magistrati. Un’amara soddisfazione per gli sfortunati malcapitati, che si son visti attaccare anche dallo stesso Comune per cui lavoravano, costituitosi parte civile con voto di consiglieri che passeranno alla storia. Non si può non ricordare la caccia alle streghe che taluni avevano messo in atto per colpire quelle persone che non si piegavano ad un “sistema”, tentando ripetutamente di individuare un capro espiatorio sul quale riversare tutti i mali di un Comune con una storia tutta da leggere. Non si può tacere sul fatto che alcuni di questi funzionari avevano protocollato decine di note segnalanti illeciti amministrativi, abusi e minacce alla persona, rimaste nel vuoto ancora oggi, nonostante una Commissione Prefettizia di accesso agli atti indicasse precise direttive, rimaste puntualmente inevase. Rileggere oggi certi atti lascia letteralmente basiti e dubbiosi su cosa doveva essere impedito e su chi avrebbe dovuto tutelare la comunità di Ardea. Un disegno ordito da allora ignoti e che portò, in breve tempo, a tenere impegnati quelli che non si piegavano ai consigli ed attenzioni indesiderate di un sistema che negli anni a venire ha dato di se “massimo splendore”. Nessuno potrà mai ripagare le umiliazioni ed i danni all’immagine di questi funzionari che probabilmente erano obiettivi da colpire con “ipotesi” formulate da chi non aveva certo a cuore il bene del paese, ma mirava a proteggere altro. L’unica soddisfazione è costituita dal fatto che il degrado, il grande abusivismo in ogni sua forma e l’omertà cui versa la città di Ardea, non erano da addebitare a certi uomini liberi ed onesti, colpevoli soltanto di non appartenere a talune consorterie, ma a quelli che come un cancro hanno gestito e devastato il paese per anni, lasciando i nostri giovani nella vera miseria”.
Luigi Centore

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