PRESIDIO ALLA MENARINI, IN 300 CONTRO LA VIVISEZIONE
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Un’intera giornata di presidio, più di 300 i manifestanti, più di mille le firme raccolte: questi i numeri del raduno contro la vivisezione che si è svolto oggi a Pomezia. Al coro di “Assassini, assassini” si è aperta questa mattina la manifestazione degli animalisti per la sperimentazione sugli animali praticata alla RTC, laboratorio di ricerca posto all’interno della Menarini Farmaceutici di Pomezia, che “lavora” anche per conto della vicina Sigma Tau. Centinaia di persone provenienti da tutta Italia – “Anche se molti sono rimasti bloccati a causa dello sciopero dei mezzi pubblici”, specificano gli organizzatori – sono arrivate a Pomezia già intorno alle 10:00. Sul posto del presidio, a circa 150 metri dall’ingresso dello stabilimento Menarini, erano già presenti le forze dell’ordine, con 3 camionette dei Carabinieri ed altrettante della Polizia di Stato. I manifestanti, armati di striscioni, fischietti e megafoni, si sono radunati ai lati di via del Mare, bloccando il traffico nelle due direzioni attraversando la strada, sulle strisce, in modo continuato. Nel frattempo i cori di protesta si alternavano al terrificante racconto di uno degli organizzatori, che attraverso un megafono esponeva quanto viene fatto agli animali in nome della ricerca. “Ricerca che non ha senso – hanno spiegato gli animalisti – dal momento che sono numerosissimi i farmaci sviluppati sugli animali che presentano effetti collaterali gravi sulle persone”. “Noi vogliamo fare informazione – ha proseguito un attivista – e far sapere a tutti che agli animali vengono tagliate le corde vocali per non sentire i loro lamenti mentre vengono torturati nei modi più atroci”. Alle parole si accompagnano le immagini: i manifestanti hanno indossato cartelloni dove sono fotografati cani, primati e topolini legati mentre vengono infilzati da viti ed elettrodi o mentre vengono loro praticate altre forme di sperimentazione. Immagini raccapriccianti, che “potrebbero essere evitate: il modo di fare ricerca alternativa esiste, si continua a sperimentare sugli animali perché è più economico”, hanno dichiarato i contestatori. L’accusa si estende anche verso la politica: “L’industria chimica – si legge sul comunicato distribuito agli automobilisti in transito su via Del Mare – è talmente potente che può avvantaggiarsi di una lobby che riesce a manipolare i Governi ed i partiti, che non fanno nulla per fermare questa strage”. La manifestazione ha visto un attimo di tensione quando è transitata l’auto di un dirigente della Menarini, ma ha poi ripreso il suo carattere pacifico. “Mi dispiace – ha raccontato una donna – che non ci sia stato dato il permesso di manifestare proprio davanti ai cancelli dello stabilimento ed ancor di più che non ci sia modo, come è invece successo a Montichiari, di entrare e liberare gli animali. Io c’ero, davanti al canile lager di Green Hill, ed ho contribuito alla liberazione dei cuccioli. Speravo di poter fare altrettanto a Pomezia. Invece l’unica cosa che possiamo fare è far sentire la nostra voce”. Voce rimasta inascoltata da parte della dirigenza Menarini, alla quale era stato richiesto un colloquio con tre attivisti. Ma l’incontro non è stato accettato dai vertici della società farmaceutica. La manifestazione si è conclusa alle 18:00, con la promessa di ritrovarsi a Roma il 16 Maggio, data in cui la XIV Commissione del Sanato ha fissato il termine per presentare gli emendamenti alla norma in discussione in questi giorni presso tale commissione, norma che se non modificata porterà alla chiusura di Green Hill, il canine lager di Montichiari divenuto il simbolo della vivisezione in Italia.