Scandali a parte, sull’attuale Pontina prende la parola Gualtiero Alunni, Portavoce del Comitato NO Corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera, che da anni chiede per i pendolari alternative diverse alla nuova autostrada.
“Il popolo dell’agro romano e pontino, ha lasciato sul selciato e dentro le lamiere contorte, 600 dei suoi figli pendolari, caduti ad opera di quel killer stradale che è la Pontina, lasciata insicura e in condizioni precarie da tutte le Giunte Regionali che si sono succedute. Uomini e donne, la cui morte non è stata degna nemmeno del solito peloso messaggio di cordoglio da parte dei governanti.
Ogni giorno i pendolari sono costretti a fare file interminabili per recarsi al lavoro, ore ed ore perse, rubate alla famiglia e al tempo libero, per non parlare dell’inquinamento atmosferico ai massimi livelli.
Il poker devastatore (Storace-Marrazzo-Polverini-Zingaretti) ha utilizzato ogni mezzo per tentare di far passare la distruzione delle nostre vite e del nostro ambiente, in attesa di riempire le tasche degli avvoltoi prenditori di appalti pubblici con la miliardaria e inutile autostrada a pedaggio.
Per ottenere tutto ciò, non si è mai adeguata in sicurezza tutta la Via Pontina e non si è mai potenziato il trasporto pubblico ferroviario pontino.
Lo studio trasportistico ufficiale, che dovrebbe giustificare l’opera autostradale, parla chiaramente: all’entrata in esercizio dell’autostrada, nelle ore di punta i mezzi privati da 2.500 attuali aumenteranno a 4.400. Solo questo basterebbe a far capire che ci troviamo davanti a una truffa e una beffa. Difatti, anche la terza corsia autostradale verrà riempita e le file per entrare/uscire a/da Roma continueranno inesorabilmente.
La soluzione, applicata in tutti i paesi europei, risiede nel ridurre i flussi con l’intermodalità su ferro. Da qui le nostre proposte: costruire la metropolitana leggera Roma-Pomezia-Ardea, potenziare la linea ferroviaria Roma-Latina e raddoppiare il binario della Nettuno-Campoleone.
Allora perché non si fanno queste scelte di buon senso e risolutive dei problemi? Semplice, le nostre proposte alternative costano “solo” 900 milioni di euro (sicurezza e ferro), quindi due terzi in meno del costo (iniziale) di costruzione dell’autostrada. Insomma, i politicanti agiscono per favori la grande impresa privata per fargli accaparrare la golosa cifra di 2.720 milioni di euro.
Per far passare questa indegna operazione si sono messi in campo metodi come la disinformazione e la falsa propaganda, le pressioni verso gli organi di controllo, l’esclusione della partecipazione dei cittadini alla decisioni che li riguardano.
I metodi, già sperimentati per altre grandi opere (ponte sullo Stretto, Mose e Expo) che hanno generato una copiosa corruzione, sono sempre gli stessi. Si elargiscono, in fase di progettazione, decine di milioni di euro per studi, saggi e varianti. Ad oggi, è stata superata ampiamente la cifra di 100 milioni di euro. Senza contare le indennità di oltre i 2 milioni di euro, per i due CdA di ARCEA e di Autostrade del Lazio. Inoltre è pendente un arbitrato dei soci privati di ARCEA, che in 1° grado (è in corso l’appello) ha condannato la Regione Lazio a un indennizzo di altri 67 milioni di euro.
Le decine di varianti, non sono state fatte per “migliorare” l’opera, ma gli Uffici di Autostrade del Lazio sono stati a disposizione degli amici dei politicanti, per spostare il tracciato facendo danni al vicino: un vero e proprio nimbismo istituzionale!
Si sono fatte pressioni in fase di conferenza dei servizi, su Enti e Ministeri restii o contrari a dare pareri favorevoli. Eclatante è stato il capovolgimento del parere da contrario a favorevole del Ministero dei Beni Ambientali e Culturali (MIBAC) e quello del Ministero dell’Ambiente, che messo sotto pressione ha dato il suo parere favorevole, qualche giorno prima della deliberazione CIPE.
Altri due elementi, non secondari, della strategia dei fautori della devastazione, sono stati: prima di tutto, la propaganda e la disinformazione pianificata con una martellante azione mediatica unilaterale, senza nessuna voce critica, su giornali, tv e radio, per far digerire l’opera. Il mantra è quello di un’opera strategica e di sviluppo, di una super pontina o di una nuova pontina, quando invece distruggerà centinaia di posti di lavoro nell’agricoltura e sarà un’autostrada a pedaggio che svuoterà le tasche dei pendolari.
La seconda, è stata quella di non far conoscere e partecipare i cittadini delle comunità locali coinvolte dal tracciato dell’opera, alle decisioni che li riguardavano. Mai nessun amministratore ha promosso e nonostante anche i continui inviti del nostro Comitato, ha partecipato ad Assemblee informative sul territorio.
Il completamento di imbrigliamento dell’opposizione sociale, è stato quello di bloccare o addomesticare il TAR e l’Autorità Anticorruzione. Dopo che il TAR del Lazio ha rigettato la nostra richiesta di sospensiva datata ormai 9/4/14, ad oggi non ha ancora calendarizzato la prima udienza di merito. L’Autorità Anticorruzione investita della questione da un esposto dell’Associazione dei Piccoli e Medi Costruttori (ANCE/ACER), prima con una censura ha biasimato il comportamento di Autostrade del Lazio (AdL), per non aver rispettato la libera concorrenza e non aver aperto il Bando alle piccole e medie imprese infrangendo due articoli del Codice degli Appalti; dopo un incontro con AdL, emana una deliberazione, nella quale sostanzialmente ridimensiona il tutto, lasciando libera la strada per l’aggiudicazione della gara d’appalto.
La storia (italiana) insegna che i costi dell’opera lieviteranno ulteriormente come si è visto per il MOSE (da 1,6 mld ai 6 mld attuali).
Arrivati a questo punto, dopo le decine di assemblee partecipate da centinaia di persone, le manifestazioni di massa a Latina, Pomezia e Roma, i presidi sotto la Regione Lazio e il Ministero delle Infrastrutture, i Comitati Nocorridoio/NObretella per difendere la nostra terra, i pendolari e gli agricoltori, rilanceranno la mobilitazione popolare contro questo mostro di asfalto e cemento. Se il cantiere verrà aperto, lo abbiamo detto e lo ribadiamo, non faremo un passo indietro nel fronteggiare le ruspe!”