Con l’occupazione di oggi abbiamo detto basta a tutto ciò”. Di seguito pubblichiamo quanto scritto dalla rappresentante d’Istituto Michela Terrafina.
Il tour dell’orrore tra aule e corridoi del Liceo Artistico di Pomezia. Di Michela Terrafina.
“Primo giorno di pioggia, dopo settimane di sole, e neanche si parlasse di una spugna, la nostra struttura trasuda acqua come sudore dalle sue pareti. Il tour dell’orrore ha inizio dal basso, nei primi passi nell’atrio, nel quale due transenne bianche e rosse, segnalano l’avvento della prima terribile catastrofe: il bagno del pian terreno, come di consueto, ha eruttato i suoi liquami in una bomba d’acqua dovuta al mal funzionamento delle sue tubature, più di una volta rimesse a nuovo (o così sembrava) e mai realmente sistemate a dovere.
Disgustati dall’accaduto, si procede lungo i balconcini esterni, anch’essi transennati da due sbarre bianche e rosse, poiché pericolanti, poco stabili e soggetti alla caduta improvvisa, ma allo stesso tempo probabile, del corridoio sovrastante, che già durante le giornate assolate aveva fatto parlare di sé con il distacco di calcinacci e pezzi di struttura varie.
Se si pensa, però, di essere al sicuro, dopo aver attraversato la zona rossa, si può proseguire, sempre nel pian terreno, verso gli spazi adibiti alle attività motorie, quali la palestra e gli spogliatoi. O almeno, si potrebbe, se solo la strada non fosse sbarrata da sedie e oggetti di fortuna posizionati a mo di barriera architettonica e transennati anch’essi dallo stesso personale A.T.A., al fine di evitare il passaggio degli studenti da un lato all’altro dell’edificio e privarli del magnifico spettacolo. E’ perciò chiaro che il tour debba concedersi una pausa e soffermarsi alla riflessione di tale mereviglioso avvenimento, poiché tali ambienti non sono raggiungibili, né agibili, e né utilizzabili come luoghi di passaggio. La palestra, allagata, è soggetta sia ai liquami (sempre fuoriusciti dai bagni) ma stavolta degli spoiatoi, sia dalle infiltrazioni delle pareti stesse, perennemente assaltate da muffe. Se si prendesse coscienza per un attimo, che più della metà, se non l’intera parete, è completamente nera invece di essere bianca. Ad ogni modo, si cerca di superare, lasciandosi alle spalle un bagno femminile senza il gambinetto, dei fili elettrici esposti ad acqua, umidità e diverse bacinelle e secchi a raccogliere l’acqua piovana che scende leggiadra come un ruscello dai buchi sul soffitto.
Si prosegue sulle rampe di scale, quelle centrali, e sul primo pianerottolo già è possibile notare il primo giornale che assorbe l’acqua piovana, abbandonato a se stesso e al suo ingrato compito. Le muffe proliferano in ogni angolo, fiumiciattoli d’acqua scendono placidi da soffitti e pareti gicendo nei giornali, pezzi di calcinacci cadono come borotalco sulla pelle.
Si svolgono così le lezioni, con gli ombrelli aperti, le sciarpe al naso e gli antistaminici in mano, fino all’ultima campanella, che indica la fine del tour. Ma ovviamente, se siete mancati all’avvincente percorso del giorno, non perdetevi la favolosa offerta di domani del Tour degli Orrori, fantastica gita al Lago del Parcheggio, alle cascate dell’aula di progettazione e il favoloso corso di canottaggio nella palestra.
Questi i motivi per cui riteniamo più che opportuno occupare una struttura che non garantisce la nostra incolumità e che permette alle intemperie di scandire, giorno dopo giorno, il poco tempo che le rimane”.
La rappresentante di Istituto, Michela Terrafina