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POMEZIA: MENSE, GLI AVVOCATI SCRIVONO AL COMUNE CONTRO GLI AUMENTI

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pranzo al sacco mense

E’ ormai una guerra senza esclusioni di colpi, quella che vede al centro della bagarre l’aumento delle tariffe per il servizio di mensa scolastica nel Comune di Pomezia. Se da una parte ci sono alcuni dirigenti scolastici che minacciano – attraverso avvisi inviati alle famiglie – che da lunedì 14 ottobre potrebbe non essere più garantito il tempo pieno a chi non usufruirà del servizio mensa offerto dal Comune (ma pagato a caro prezzo dai genitori), dall’altra le famiglie, oltre a minacciare una manifestazione pubblica, hanno già preso contatto con gli avvocati e sono passati alle vie legali, attraverso una “richiesta rettifica in autotutela delibera della Giunta Comunale n. 2013/161 del 9.9.2013 avente ad oggetto servizi pubblici a domanda individuale servizi mensa scolastica e trasporto scolastico” inviata al Comune di Pomezia dagli avvocati Angelo De Arcangelis e Maristella Macchi. “Spett.le Comune di Pomezia, in nome e per conto dei genitori degli alunni della  Scuola dell’Infanzia e Primaria a tempo pieno dell’Istituto comprensivo Enea (ex Martin Pescatore) – si legge nel documento protocollato due giorni fa – si comunica quanto segue. Come è ben noto in data 9 settembre 2013 con la delibera di cui in oggetto venivano approvate dalla Giunta Comunale per il servizio di refezione scolastica delle nuove tariffe, parametrate alle fasce Isee, maggiorate rispetto agli anni precedenti di oltre il 50% , tanto da giungere per la fascia Isee di oltre 15.000€, in cui il costo mensa è a carico totale degli utenti, alla tariffa pasto pari ad € 4,85”. Per gli avvocati l’aumento non era possibile “per una pluralità di motivazioni (…). In primis in tutte le domande di iscrizione alla scuola dell’Infanzia e Primaria a tempo pieno si fa riferimento al servizio mensa ma non al costo dello stesso. Parimenti anche nelle circolari inviate dal dirigente scolastico per le iscrizioni suddette si accenna sempre al servizio mensa senza alcun riferimento alla tariffa a carico di chi fruisce del servizio. Pertanto è evidente il legittimo affidamento creato dal Comune di Pomezia nei confronti degli utenti del servizio di refezione scolastica circa il costo del medesimo, che viene sempre considerato pari a quello dell’anno scolastico in corso, poiché al momento della scelta delle famiglie per il tempo pieno, che si effettua di regola nel mese di gennaio dell’anno scolastico precedente a quello in cui effettivamente i minori inizieranno il tempo pieno, l’unica tariffazione conoscibile dai nostri rappresentati è quella vigente al momento della scelta”. In pratica, io genitore accetto le condizioni vigenti in quel momento, che non possono essere cambiate in modo unilaterale. “Ed ancora – proseguono i legali – pensiamo alle famiglie che superano i 15.0006 di reddito Isee, magari con reddito di € 16.000, (reddito mensile € 1333) con due o tre figli a carico, che sarebbero addirittura costrette a pagare € 14,55 al giorno, quasi € 300,00 mensili, ossia ben il 25% del reddito solo per sfamare a pranzo i figli, non avendo diritto ad agevolazioni per il 2° e 3° figlio a carico. E’ conseguenziale che per poter esercitare consapevolmente e pienamente il proprio diritto di scelta alla refezione scolastica i genitori degli alunni devono poter conoscere in precedenza il costo dei pasti, in modo da valutare le conseguenze economiche della scelta del servizio; e ciò ancor di più in un momento di profonda crisi economica per le famiglie su cui è superfluo spendere altre parole”. Gli avvocati sottolineano l’imposizione da parte dell’Amministrazione comunale. “Modificare la tariffa mensa come ha fatto il Comune di Pomezia, senza dare espressamente alle famiglie la possibilità di decidere liberamente di poter accettare o meno il servizio stesso, prelevando i figli da scuola nell’orario dei pasti e/o fornendo loro il pasto da casa  da consumare a scuola, significherebbe imporre alle famiglie le decisioni dell’Ente Pubblico, con grave violazione dei diritti dei cittadini, nei quali è stata creata una legittima aspettativa circa i costi della refezione scolastica”.  “Del resto – prosegue la lettera – che il servizio di mensa scolastica non sia obbligatorio per gli alunni del tempo pieno bensì sia prevista una possibilità di scelta (pasto a casa o cestino a scuola preparato dalle famiglie o mensa) emerge altresì anche dalla lettura della “domanda di iscrizione al servizio di mensa scolastica 2013-2014” da consegnare alla scuola di appartenenza entro il 30.09.2013, consegnato ai genitori, in cui appunto il richiedente “chiede”, leggasi testualmente, l’accesso al servizio di mensa scolastica per l’anno 2013-2014. Qualsiasi altra interpretazione ai documenti indicati è inammissibile, poiché andrebbe contro il dato letterale e logico-giuridico degli stessi. Inoltre sempre nella domanda di iscrizione al servizio mensa è stabilito il diritto di recesso anticipato dal servizio, con l’autorizzazione del Dirigente scolastico e l’immediata comunicazione all’Ufficio Mensa del Comune; quindi aver previsto un diritto di recesso è la ulteriore conferma che trattasi di una prestazione non necessaria per chi ha scelto il tempo pieno”. Dalla parte delle famiglie anche una recente sentenza amministrativa, come ricordato proprio dagli avvocati De Arcangelis e Macchi. “Si deve rilevare che come riconosciuto dalla Giurisprudenza amministrativa (vedi per tutte Tar Toscana sentenza n. 559 del 11.4.2013) l’Isee è applicabile solo alle prestazioni assistenziali in senso proprio, tra cui non rientra la mensa scolastica. Essa infatti non è finalizzata al superamento di specifiche situazioni di bisogno o di difficoltà delle persone, ma è rivolta alla generalità dei minori frequentanti le scuole dell’infanzia ed elementari del territorio comunale. Il Comune di Pomezia perciò applicando l’Isee ha violato l’articolo 1 del d.lgs. 109/1998, il quale limita l’utilizzo dei criteri unificati di attuazione della situazione economica ai richiedenti prestazioni o servizi sociali assistenziali che non siano destinati alla generalità dei soggetti. In sintesi sia per chi non ha sottoscritto la domanda di iscrizione al servizio mensa, sia per chi l’ha già fatto la modulazione delle tariffe in base agli scaglioni risultanti dall’Isee, è contra legem e quindi deve essere riveduta dal Comune di Pomezia”. La richiesta è quindi quella che “il Comune di Pomezia in autotutela revochi la delibera n. 2013/161 del 9.9.2013 avente ad oggetto servizi pubblici a domanda individuale servizi mensa scolastica e trasporto scolastico, avvertendo che in caso contrario saremo costretti ns malgrado a tutelare i diritti dei ns  rappresentati di fronte alle Autorità competenti”, ovvero attraverso un ricorso al TAR del Lazio, per il quale i genitori si stanno già muovendo, organizzando una “colletta” che consenta di affrontarne le spese.

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