Nuovi problemi riguardanti i test per la prevenzione del tumore al colon a Pomezia. A denunciarlo è l’Associazione Consumatori. “Grazie alle numerose segnalazioni giunte alla nostra tramite i media locali, il web e facebook si è scoperto un nuovo caso di “falso positivo” al test per la ricerca del sangue occulto fecale eseguito nell’ambito del programma per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori del colon retto.
I precedenti
Agli inizi del mese di ottobre si rivolsero all’Unione Nazionale Consumatori Delegazione di Pomezia una coppia di coniugi che alla fine del mese di agosto si recarono in Piazza D’Indipendenza a Pomezia, presso l’unità mobile per aderire al programma di screening del Colon-retto al quale erano stati reclutati mediante lettera inviatagli dalla ASL Roma H verso la metà di agosto. I coniugi ritirarono le provette, ma non le riconsegnarono alla ASL Roma H, tuttavia ricevettero la risposta da parte del Responsabile del Programma che incredibilmente gli comunicava che il test per la ricerca del sangue occulto fecale eseguito nell’ambito del programma per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori del colon retto era risultato normale ossia non erano state rilevate tracce di sangue sul campione di feci. A ciò seguì la lettera di diffida/reclamo all’Azienza ASL Roma H da parte della nostra associazione, affinché comunicasse sia la procedura adottata per il reclutamento dei campioni nella popolazione e in quale fascia di età e per quale indice di salute che la procedura utilizzata per la raccolta del campione ed i criteri utilizzati per la scelta del test diagnostico, le modalità di controllo ed, in particolare, i controlli che vengono effettuati successivamente alla consegna delle provette agli utenti per la restituzione delle stesse. Veniva, altresì, chiesto di adottare tutte le misure necessarie affinché siano ripetuti i controlli su TUTTI i pazienti che si sono sottoposti allo screening nel periodo interessato. La diffida veniva inoltrata per conoscenza al Ministero della Salute, alla Regione Lazio, alla Città di Pomezia e alla Procura della Repubblica di Velletri affinché fossero poste in essere le azioni, necessarie, a tutela dei cittadini, ciascuno relativamente alla propria competenza ed i relativi provvedimenti, al fine di individuare i fatti e ricondurli ai diretti responsabili, sotto il profilo civile ed eventuale penale, che sarà ravvisato con riferimento ai responsi dei test in esame inviati. Ebbene, ci è arrivata la risposta della Regione Lazio ove precisa che è stata indetta una riunione in data 26.09.16 tra l’Ufficio Screening e il Coordinamento degli screening della ASL RM 6 per individuare le cause dell’erroneo invio di lettere di comunicazione di esito negativo. A seguito della riunione sarebbe emerso che la Asl RM 6 usa il servizio Postel, del Gruppo Poste Italiane, per l’invio massivo di lettere inerenti i programmi di screening. Orbene, l’operatore della ASL, addetto all’invio delle predette lettere il giorno 06.09.16 avrebbe inviato per errore il lotto di persone generato per lo screening con il sistema gestionale che includeva nominativi ed indirizzi di persone a cui andava inviata la lettera di sollecito a presentarsi per l’esame di primo livello accompagnato dal servizio Postel col modello di lettera che comunica l’esito negativo del sangue occulto. La Regione Lazio successivamente alla diffida/reclamo dell’Unione Nazionale Consumatori ha chiesto in data 17.10.16 una relazione dettagliata alla ASL RM 6nh su quanto accaduto. L’Azienda Sanitaria rispondeva in data 26.10.16 limitando l’errore in cui sono caduti i coniugi che hanno denunciato il fatto a sole 11 persone che hanno ritirato il kit negli ultimi giorni di agosto senza riconsegnarlo. Le modalità procedurali prevedono, spiega la ASL, che a tutti gli utenti con esito negativo sia inviata una lettera di risposta del test, mentre a quelli con esito positivo siano contattati telefonicamente dal personale sanitario il quale fissa un appuntamento per un colloquio e per un successivo appuntamento per colonscopia. La stessa ASL avrebbe contattato i 6 utenti positivi per invitarli al II livello (colonscopia) che risulterebbe già concluso. Infine, la ASL dichiara che ai numerosi Cittadini che nel periodo in cui si è verificato l’errore non avevano aderito allo screening ma avevano ricevuto una lettera di esito negativo sarebbe stata inviata una lettera invito “personalizzata” per le domeniche 16 e 23 ottobre 2016 presso l’Unità Mobile posizionata in Piazza d’Indipendenza.
Orbene, emerge evidente che la ASL limiti il fenomeno dei falsi test al lotto di persone generato dal programma gestionale il 06.09.16 riconducendolo ad un mero errore di un suo operatore nell’uso del sistema Postel che sarebbe stato poi sostituito con altri incaricati.
Il “falso positivo”
“A seguito della pubblicazione dell’articolo sulle testate dei quotidiani locali – continua la lettera -, sul web sono state molte le denunce sporte dai Cittadini che hanno lamentato di aver ricevuto esiti negativi senza essersi sottoposti al test. A tal proposito facciamo presente che si è rivolta alla nostra associazione dei consumatori un’anziana signora allarmata per il fatto di aver ricevuto una telefonata dal personale sanitario della ASL RM 6 che le comunicava l’esito positivo del test, invitandola a recarsi in sede per un colloquio endoscopico. Consigliavamo allora alla paziente, a fronte delle numerose segnalazioni dei Cittadini che facevano ritenere verosimile che molti test eseguiti fossero sbagliati, di recarsi a colloquio per sentire cosa gli venisse prescritto e, comunque, per stare più sereni di ripetere l’esame anche privatamente. Al colloquio, precisiamo, successivo alla diffida/reclamo PEC della nostra associazione del 06.10.16 con cui si invitava la ASL ad adottare tutte le misure necessarie affinché fossero ripetuti i controlli su TUTTI i pazienti che si erano sottoposti allo screening nel periodo interessato, il sanitario spiegò che, a causa dell’esito del test, la signora doveva sottoporsi direttamente ad un esame invasivo quale è la colonscopia. La signora, comunque, pensò bene di seguire il nostro consiglio e, quindi, di ripetere l’esame parassitologico delle feci presso altro laboratorio. Il nuovo test, fortunatamente, risultò NEGATIVO, ed evitò, quindi, alla signora di sottoporsi alla colonscopia e facendo, anche, risparmiare denaro alla sanità pubblica (il costo della colonscopia si aggira tra € 400,00 ed € 600,00) essendo esente dal pagamento dell’esame sia per il suo stato invalidante che per l’età (anni 66) e reddito. E’ evidente che le responsabilità del “falso positivo” sono ben più gravi rispetto ai casi segnalati precedentemente, soprattutto, perché non è stata presa in considerazione la diffida di codesta Associazione con la quale si invitava a far ripetere i controlli su TUTTI i pazienti che avevano aderito allo screening nel periodo interessato. Anzi, si è rinnovato l’invito e la diffida a far ripetere l’esame a TUTTI i cittadini che hanno eseguito il test al fine di scongiurare episodi ben più gravi di quelli segnalati. Infine, le Autorità sono state allertate affinché prendano i giusti provvedimenti sanzionatori in sede civile ed, eventuale, penale nei confronti di chi sarà accertato responsabili dei test falsati
Potete segnalarci casi analoghi all’indirizzo mail info@consumatoripomezia.it o presso lo Sportello UNC di Pomezia, Via Roma n.7 o anche via tel. 069122006.
Autore Avv. Daniele Autieri, Resp. Dell’UNC Delegazione di Pomezia.