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Pomezia: crack DIMAFIN, Raffaele Di Mario rinviato a giudizio, con lui altri 32

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Il crack immobiliare che ha scosso Pomezia nel 2011, con l’arresto – il 7 aprile – dell’imprenditore Raffaele Di Mario, molisano ben radicato nella cittadina pontina, dove in pochi anni aveva fatto una scalata al successo che aveva stupito tutti, registra nuovi sviluppi in questi giorni.
Di Mario, dopo aver avuto la concessione degli arresti domiciliari nel luglio del 2011, adesso se la deve vedere con un rinvio a giudizio, sempre legato al fallimento (un crac di circa 450 milioni di euro) delle società legate alla Dimafin, circa una dozzina.
Oltre a Raffaele Di Mario, il rinvio a giudizio riguarda altre 32 persone, tutte legate in un modo o nell’altro alla Dimafin e a Di Mario: stretti collaboratori, amministratori di singole società e prestanomi, oltre a dirigenti di istituti di credito. Per ognuno di loro si figurano reati che a vario titolo vanno dalla bancarotta fraudolenta per distrazione e preferenziale a una serie di reati fiscali.
La decisione di rinviare a giudizio 33 persone (le udienze si terranno a partire dal prossimo 30 Maggio a Roma) l’ha presa il gup Bernadette Nicotra, che invece ha prosciolto due funzionari Unicredit e stralciato la posizione di Lino Nisii, ex presidente del cda della banca Tercas.

LA VICENDA

La vicenda riguarda il crack certificato dal tribunale di Roma tra il 2011 e il 2012 di Dimafin spa, Dima Costruzioni spa, Diemme Costruzioni spa, Belchi ’86 srl, Dima Rent srl, Cos.Edi srl, Cogest srl, Stone Project srl, Pontente srl, Dima Tour, Superdim srl e Hotel Selene spa.
Tra i rinviati a giudizio c’è l’ex direttore generale della Banca Tercas Antonio Di Matteo, per il quale è in corso un processo per associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza della Banca d’Italia, appropriazione indebita e riciclaggio.
Da quello che si legge negli atti della Procura di Roma, dal 2005 al 2011, “approfittando della sua posizione di vertice nell’istituto di credito teramano, Di Matteo avrebbe utilizzato il patrimonio e le potenzialita’ finanziarie della Tercas ad esclusivo vantaggio proprio e di alcuni imprenditori amici”. E Di Mario, per aver fatto parte di quest’ultimo gruppo, avrebbe ottenuto “ingenti finanziamenti con modalita’ non rispettose dei protocolli istruttori adottati dalla Banca nei confronti di tutti gli altri clienti e che, all’esito del commissariamento, sono stati qualificati tutti come crediti di difficile recupero (ovvero ‘ad incaglio e/o sofferenza’) per un importo complessivo di 200 milioni di euro”.
Ricordiamo anche le vicende “collaterali”, come la perdita del lavoro delle centinaia di dipendenti, ma anche la lunga storia legata alla costruzione del Parco della Minerva, o anche il fallimento del Pomezia Calcio: tutte storie che hanno visto molti pometini coinvolti come parte lesa.

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