Antonio Sgrò, presidente dell’Avis di Pomezia ha aperto i lavori spiegando perché quest’associazione ha voluto allargare la propria sfera di attività occupandosi anche di tute ambientale. “L’Avis è una realtà importante di questo territorio e contribuisce con 1300 sacche di sangue l’anno al fabbisogno della Regione Lazio.
Si è tenuta nel mese di marzo 2015 la prima conferenza del progetto ‘Stare in salute per donare salute’ in collaborazione con l’associazione Minerva Pelti”.
“Una realtà importante come la nostra – ha continuato Sgrò – si è resa conto che i pericoli per la salute non derivano solo da alimentazione e stili di vita sbagliati, ma anche dalla salubrità dell’ambiente che ci circonda. (…) La nostra associazione non ha gli strumenti per decidere se l’elettrosmog è causa di tumori o di altre patologie, ed il parere degli scienziati non è unanime sull’argomento. Il nostro scopo è quindi quello di informare sulla problematica, con l’aiuto di specialisti, in questo caso la dottoressa Orlando, affinché ognuno possa trarre le proprie conclusioni”.
Francesco Pristerà, vicepresidente dell’associazione Minerva Pelti ha spiegato come l’associazione nasca dalla volontà di genitori di bambini colpiti da tumore, e nasca con la volontà di indagare sulle cause “a monte” della malattia, quella che viene definita la “prevenzione primaria” e che non ha niente a che fare con la diagnosi precoce. Prevenzione primaria vuol dire indagare sull’ambiente dove si vive, sia all’epoca del concepimento che dopo, sull’alimentazione, sulle scuole che si frequentano e cercare un collegamento tra causa ed effetto. Se si mettono insieme tanti dati statistici a volte ci si riesce. E sulla base di queste informazioni, anche se non certezze scientifiche, è necessario adottare il principio di precauzione e cercare di limitare le emissioni e gli inquinanti.
La dottoressa Francesca Romana Orlando ha tenuto la relazione principale sugli effetti dei campi elettromagnetici. Giornalista di divulgazione scientifica Orlando collabora con diverse testate nazionali ed ha iniziato ad occuparsi di elettrosmog perché personalmente colpita da una sindrome definita “sensibilità chimica multipla ed elettrosensibilità”.
È autrice di due libri, il saggio “Il cerchio perfetto” che tratta del conflitto di interessi nelle politiche ambientali e di salute pubblica e “La città bianca”, un thriller che ha come protagonisti scienziati, esperti, mondo della finanza e il tutto ruota intorno al grande business dei cellulari e dei ripetitori. Un modo più accattivante di raccontare la realtà di grandi interessi (quelli della telefonia) che impediscono di conoscere i pericoli dell’elettrosmog.
La relazione della dottoressa Orlando è stata precisa e circostanziata sugli effetti dell’esposizione a campi elettromagnetici e si è soffermata in particolare sull’utilizzo eccessivo dei telefoni cellulari. Un tema che ha molto interessato e coinvolto gli studenti presenti alla conferenza, provenienti dal liceo Pascal, dall’Ipsia e dall’Istituto Alberghiero.
Nel 2012 lo Iarc (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha classificato i cellulari come “sospetti agenti cancerogeni” di tipo 2B, il che dovrebbe far riflettere sull’eccesso di utilizzo. Purtroppo la legge – ha sottolineato la relatrice – considera l’installazione di antenne per la telefonia mobile quasi come opere di urbanizzazione primaria e per le pubbliche amministrazioni, anche le più illuminate, è difficilissimo togliere delle antenne già installate. Un problema che viene segnalato spesso anche a Pomezia per la vicinanza con scuole o luoghi sensibili ma per il quale non è stato fatto niente, neanche dalla “lungimirante” amministrazione cinque stelle.
Sotto accusa nel campo dell’elettrosmog – nelle parole della Orlando – anche i sistemi wi-fi che sempre più spesso vengono istallati nelle scuole e sono molto più pericolosi di un collegamento via cavo.
Dobbiamo buttare via il telefono cellulare e i “miglioramenti” apportati alla nostra vita?No, però l’associazione Minerva Pelti suggerisce delle regole per limitare i danni: usare sempre l’auricolare o il vivavoce ed evitare lunghe telefonate; telefonare quando c’è pieno campo; di notte non tenere il cellulare, anche se spento in ricarica, sul comodino; non tenere il cellulare a contatto con il corpo; non accenderlo negli ospedali, al cinema e a teatro; i bambini dovrebbero usare il cellulare solo per chiamate di emergenza; quando si acquista un nuovo cellulare informarsi sul livello delle emissioni (TAS in Watt/kg); negli edifici usare il più possibile la rete fissa, non il cordless.
Molte di queste cose sono già note o accennate ma purtroppo le ricerche sui danni alla salute vengono fatte solo da istituzioni private, a volte associazioni di malati o di volontariato, come l’associazione A.M.I.C.A. (Associazione malattie da intossicazione cronica e/o ambientale) di cui Francesca Orlando è cofondatrice e vicepresidente. L’associazione ha condotto nel 2014 una rilevazione delle emissioni degli impianti wi-fi in diverse scuole italiane tra cui anche a Pomezia in un istituto superiore.
Si è notata l’assenza, in un evento importante anche per le decisioni future sulla città e sulle scuole, di pubblici amministratori del Comune di Pomezia, se si fa eccezione per la consigliera di opposizione Imperia Zottola, del Pd.
La conclusione? Non si può bloccare il progresso né le tecnologie correlate ma si può farne un uso migliore per limitare danni alla salute e soprattutto è necessario fare molta attenzione ai bambini, che rispetto agli adulti assorbono e livello cerebrale e dell’organismo molte più onde elettromagnetiche.
Rosanna Impiccini
Pomezia, conferenza al Liceo Pascal: Elettrosmog causa di tumori?
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