Gli studenti del Liceo Picasso di Pomezia hanno occupato l’edificio. Dopo il crollo di un muro esterno avvenuto lo scorso venerdì e l’annuncio di uno sciopero studentesco, i ragazzi hanno fatto irruzione nella struttura bloccando gli ingressi principali. Immediatamente sono giunti sul posto i carabinieri che hanno cercato per tutta la mattina e per buona parte del primo pomeriggio di discutere, insieme ai vari docenti, con gli studenti presenti all’interno della scuola. Non si dovrebbe protestare per una scuola sicura perché, per i giovani, dovrebbe essere il luogo più sicuro.
Il fattore scatenante
I problemi del liceo Picasso non nascono da venerdì scorso, quando è caduto un pezzo di cornicione, ma esistono da molto tempo. Infatti, alcuni studenti del liceo hanno dichiarato che durante il primo giorno di scuola, dopo tre mesi di vacanze, nessun bagno funzionava e che in palestra una parte della doccia è crollata. Infine che, per circa una settimana, il bagno del terzo piano delle ragazze era inagibile obbligando tutti i ragazzi e tutte le ragazze ad usare lo stesso bagno e creando così numerosi disagi anche in fattori tempistici.
Venerdì scorso al liceo si è creata l’ennesima situazione di paura ed ansia: la caduta di alcuni pezzi di muro. Alcuni degli studenti frequentanti la classe protagonista dell’evento critico, hanno raccontato l’accaduto. “Stavamo facendo lezione d’inglese quando abbiamo sentito un botto improvviso: era caduto un pezzo, piccolo, di cornicione che ha rimbalzato finendo sul banco di un nostro compagno di classe che, per fortuna, al momento non era presente. I professori ci hanno detto che non potevamo uscire nonostante la delega dei genitori ma, altri professori sostenevano invece il contrario: che saremmo potuti uscire”. E’ inimmaginabile lo stato in cui si trovavano i ragazzi dopo aver rischiato di fare la stessa fine che qualche anno prima aveva procurato numerosi punti di sutura ad un’altra studentessa del loro stesso liceo. “Non è concepibile che lo stesso fatto, nonostante sia già successo facendo finire una ragazza al pronto soccorso, riaccada nuovamente” dichiara una ragazza presente all’occupazione. “Andiamo tutti sotto al comune!” continuavano a dire molti dei ragazzi che si trovavano al di fuori dell’edificio per tentare di convincere i loro compagni all’interno, ad uscire.
Pro o contro l’occupazione?
“Ci sono dei professori che sono dalla nostra parte perché si sono stancati di lavorare in una scuola che non è sicura” dichiara una ragazza del liceo Picasso. Gli studenti si sono divisi tra coloro che volevano che l’occupazione continuasse e coloro che, invece, volevano che finisse. Nonostante i pareri opposti l’idea comune era una: qualcosa deve cambiare. “Rischiamo la vita ogni volta che entriamo in questa scuola” afferma uno dei ragazzi a favore dell’occupazione il cui pensiero accomuna docenti e studenti. Il pensiero di chi, invece, avrebbe voluto porre fine all’occupazione è che si, qualcosa bisogna fare ma si sarebbe dovuta fare prima e, soprattutto, organizzare con i rappresentanti di istituto e con i professori parlando per bene della situazione. “L’avrebbero appoggiata molte più persone ma è stata organizzata all’ultimo e senza sapere come funziona un’occupazione”.
Chi era pro all’occupazione ha risposto dicendo “Siamo un po’ tutti d’accordo che è stata organizzata male dall’inizio ma, essendoci ritrovati qua, abbiamo preferito provare a risolvere i danni. Questa cosa non è iniziata con nessuno intento cattivo ma solo con lo scopo di apportare modifiche a ciò che c’è di sbagliato a scuola e i punti sono davvero tanti: questa scuola teoricamente non potrebbe essere neanche agibile.” Abbiamo ottenuto una risposta alla domanda che tutti si pongono: protesti per una scuola che cade a pezzi e ti ci chiudi dentro? Il ragazzo ha risposto dicendo che il muro può cadere sempre anche durante una lezione e che, a questo punto, preferisce rischiare combattendo per una cosa che potrebbe aiutare piuttosto che “rimanere in silenzio senza risolvere niente”. Infine, lo studente conclude dicendo che l’occupazione può sembrare una cosa vandalica e pericolosa ma parlare non basta perché “l’Italia è piena di gente che si lamenta ma non ha nessuno che agisce“.
La trattativa tra studenti, carabinieri e comune
“Andiamo tutti sotto al comune!” non era solo una frase finalizzata allo sgombero dell’edificio ma era uno degli obiettivi dei ragazzi. Infatti, loro hanno dichiarato che sarebbero usciti in maniera civile e pacifica solo se l’Amministrazione comunale di Pomezia gli avesse confermato, per iscritto, un appuntamento per discutere insieme della questione e per trovare un modo per contattare la Provincia. La dottoressa Iodice, la dirigente dei servizi educativi del Comune di Pomezia, si è subito messa a disposizione degli studenti dando la sua piena disponibilità già dalla prima telefonata. Infatti, la Dott.ssa si è rivelata molto comprensiva e disponibile comunicando ai ragazzi che li avrebbe ricevuti oggi stesso presso la Sala Consiliare. Anche la presenza e il lavoro di convincimento da parte dei Carabinieri si è rivelato fondamentale per far cessare l’occupazione nel modo migliore possibile. Le forze dell’ordine sono arrivati immediatamente sul posto assicurando che il confronto tra studenti, docenti e preside avvenisse nel modo più pacato possibile. Il loro lavoro è durato tutta la mattinata e buona parte del primo pomeriggio tra chi cercava di entrare, chi di uscire, chi scavalcava i vari cancelli rischiando di farsi male, tra genitori che volevano sapere cosa stesse accadendo e docenti che cercavano di comunicare pacificamente con i loro allievi.