Nel 1871 Roma divenne Capitale del Regno d’Italia: ecco le ragioni storiche di questo importante passo storico per il nostro Paese.
Le ragioni che portarono Roma a diventare Capitale del Regno d’Italia nel 1971, videro alle spalle profonde ragione di natura politica, di rapporti con il Papato e soprattutto sul piano della geopolitica di fine Ottocento nell’Europa Centrale. Tutto inizierà con la conquista del Lazio da parte delle truppe italiane, che sottrassero la Città Eterna e il territorio regionale al controllo egemonico dello Stato Pontificio.
Roma Capitale d’Italia: lo scenario a fine Ottocento
La presa di Roma, storicamente, possiamo considerarlo come l’apice di un evento regresso di notevole portata politica, come fu a tutti gli effetti l’unità del Regno d’Italia a partire dal 1861. Mettere Roma come Capitale d’Italia aveva duplici motivi per esistere, con motivazioni che trovavano radici sia in ragioni prettamente più politiche, ma anche di natura e simbolica.
Il completamento dell’opera risorgimentale
Roma, come spiegano i libri di storia, prima del 1871 era l’ultima città italiana rimasta sotto il controllo dello Stato Pontificio e legata al sostegno della Francia. Approfittando della guerra franco-prussiana, il governo italiano sotto Giovanni Lanza invio l’esercito a occupare i territori del Lazio a partire dal 1870. Il 20 settembre con la breccia di Porta Pia, i bersaglieri riuscirono a entrare dentro Roma e porre fine al potere temporale del Papa. Inoltre con il voto popolare, i cittadini romani votarono in plebiscito l’annessione al nuovo Regno d’Italia.
Gli equilibri politici dell’Europa Centrale a fine Ottocento
Come menzionato sopra, il problema dell’annessione di Roma al Regno d’Italia non riguarda solo una questione di “politica interna”. La rilevanza si palesava anche sul piano della vecchia politica internazionale europea, con la Città Eterna che rappresentava la Chiesa Cattolica e soprattutto la civiltà che visse sotto l’Antica Roma.
Rendere Roma come Capitale del Regno, significava politicamente unire un popolo agli occhi delle altre Nazioni europee, ma soprattutto una compattezza politica estranea fino a quel momento sul piano internazionale. In primis con Germania e Francia, che nei fatti si contendevano ferocemente l’egemonia politica, militare ed economica in Europa.
La Capitale sognata dagli intellettuali: Roma
Il disegno di “Roma Capitale, oggi come allora, vedeva un ampio discorso culturale alle proprie spalle. Molti intellettuali spingevano per questa soluzione, vedendoci addosso la città modello per l’unità nazionale che serviva all’Italia. Le motivazioni, anche qui, erano prettamente storiche, considerato come Roma rappresentava l’eredità di antiche società millenarie, che nell’arco di secoli avevano saputo integrare al proprio interno una moltitudine di popoli e culture diversi.
Nella testa degli intellettuali dell’epoca, inoltre, Roma era considerata come la Capitale della democrazia e la culla della libertà, come ricorderanno la Repubblica Romana del 1849 e successivamente la Costituente del 1867. Tutto ciò portando sulle spalle il peso di una fortissima eredità culturale, con beni storici e artistici che il Regno aveva intenzione di valorizzare e tutelare.