Bustarelle e corruzione, in cambio di pensioni d’oro. Il giro era raffinato e studiato nei minimi dettagli. Gli autori: un maresciallo della Marina militare e un sottoufficiale in congedo. Questi, manipolando i database erano riusciti a far lievitare (e di molto) i compensi che spettavano ai colleghi prossimi alla pensione, facendo impennare le cifre che l’Inps avrebbe dovuto pagare in realtà per decenni.
Pensioni d’oro in cambio di mazzette nella Marina
Ma nulla è gratuito nella vita: infatti, l’operazione di manipolazione da parte dei due avevano un costo, come sottolinea anche il Messaggero. Tale costo, per l’intervento di incremento delle pensioni da parte del capo del reparto trattamento pensionistico della Marina, F.R., e del suo collega D.P., si aggirava tra i 7.000 e i 10.000 euro. Dunque, bustarelle in piena regola.
Corruzione e manipolazione che ora costerà ai due colleghi in affari, assieme al altri 8 complici, l’accusa di corruzione. Ma non si tratterebbe di un’operazione isolata: i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno acquisito documentazione e individuato un centinaio di altri casi sospetti, sui quali stanno facendo verifiche. Le cifre al centro dell’inchiesta, sottratte all’INPS, potrebbero quindi rivelarsi significative.
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Le cifre della truffa aggravata ai danni dell’INPS
Se solo considerassimo gli 8 beneficiari dell’ultima operazione scoperta, le cifre sottratte all’INPS si aggirerebbero intorno ai 50mila euro. Una somma che potrebbe subire una netta impennata, poiché non tiene conto delle altre scoperte di accrediti sul lungo periodo. I fatti, secondo le indagini dei finanzieri coordinati dal pubblico ministero Carlo Villani, andrebbero dal 2015 al 2020.
Il metodo del raggiro
Corruzione sì, ma anche truffa aggravata tra le accuse dei due militari sotto inchiesta, così come la manomissione e il raggiro, con accesso abusivo, dei sistemi informatici. I clienti in questione erano tutti colleghi prossimi al congedo, avvicinati dalla coppia e interessati alla possibilità di aumentare il proprio vitalizio.
Se i clienti accettavano, allora veniva messo in pratica il piano: venivano trasmessi all’istituto di previdenza documenti contabili falsi nei quali risultava un imponibile complessivo diverso da quello reale. L’importo veniva praticamente raddoppiato con diversi trucchi. Infine, secondo quanto scoperto dagli inquirenti, gli indagati si sarebbero anche «adoperati in più occasioni per sottrarre, occultare o distruggere la documentazione originale cartacea relativa ad alcuni militari».