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PENDOLARI S. PALOMBA – ROMA, ODISSEA QUOTIDIANA

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Riceviamo e pubblichiamo un interessante articolo di Valentino Valentini, responsabile di Sinistra Ecologia e Libertà per le tematiche dei trasporti.

“L’alto costo dei carburanti (anche se quest’oggi il WTI Crude Oil quota 79 $ barile e il Brent Crude Oil a 93 $ barile, minimi storici delle ultime 52 settimane, senza significativi ribassi dei prezzi alle pompe); l’alto costo di manutenzione e assicurazione delle autovetture (per quest’ultima paghiamo l’incapacità delle compagnie a debellare il fenomeno delle truffe scaricandone i relativi costi agli onesti) hanno indotto fasce sempre più ampie di persone a servirsi del trasporto pubblico per gli spostamenti, particolarmente quelli verso e da posto lavoro.

Molti nostri concittadini si servono, per raggiungere Roma, della FR8 Nettuno/Campoleone/Roma Termini, utilizzando la linea di trasporto urbano per Santa Palomba o raggiungendo la stessa con la propria auto e  utilizzando il parcheggio nei pressi della stazione.

Mentre da Pomezia per Santa Palomba  e viceversa c’è certezza di trasporto, la certezza  stessa viene meno da Santa Palomba a Roma Termini.

I clienti (così FS  chiama ora quelli che una volta erano utenti) debbono, loro malgrado, sottoporsi a delle quotidiane odissee, fatte di composizioni dei treni inferiori a quanto stabilito dal contratto di servizio Regione/Trenitalia, fatte di carrozze obsolete sempre sporche e maleodoranti, prive di aria condizionata e con i finestrini bloccati (vere e proprie saune estive ai limiti dell’invivibilità), di carrozze con le ritirate inutilizzabili, con orari raramente rispettati.

Lo scorso 20 giugno si è raggiunto a Roma Termini  il limite della follia: corse saltate all’ultimo momento, annuncio ritardato  di  nuove corse in partenza da un differente binario, con conseguenti trafelati spostamenti verso il nuovo binario, rientri a casa con ore di ritardo. Proprio quello che ci vuole dopo lo stress mattutino e quello di una giornata di lavoro.

Qui, ovviamente, inizia lo scarico di responsabilità fra la Regione e Trenitalia: la prima intima alla seconda di rispettare il contratto di servizio; la seconda, per bocca dell’AD di Trenitalia Moretti, rinfaccia alla prima il mancato pagamento di ben 270 milioni di euro di arretrati e, per sovrammercato, minaccia dal 2013 l’interruzione del servizio a costo di commettere un reato, notizia , quest’ultima, ampiamente riportata da molti giornali, sia locali che nazionali.

Moretti, ex sindacalista e attuale dominus dell’Alta Velocità, dovrebbe ben sapere, se non altro per la carica che ricopre, che la massa degli spostamenti quotidiani di persone  nel nostro paese (fuori dal proprio comune) avviene per circa l’80% su distanze non superiori ai 100 km.

Anziché privilegiare il trasporto pubblico locale su ferro (che sconta la mancanza di adeguati corridoi di penetrazioni nei grandi centri urbani), si è buttato anima e corpo, e non solo lui,  sulla realizzazione di un sistema di Alta Velocità inadatto all’orografia del nostro Paese. Il risultato di questa scelta, che lui in verità ha trovato all’atto dell’assunzione della carica ma che poteva,comunque, contestare anche a costo di mettere a repentaglio le sue laute prebende ma rendendo un servizio alla nazione, è che in Italia i costi di realizzazione dell’AV hanno subito un incremento del 416 % (sì, quattrocentosedici), causa anche l’architettura finanziaria demenziale. Senza contare che per raggiungere il pareggio di esercizio bisogna poter contare su un numero sufficientemente alto di passeggeri, nell’ordine di 30.000/50.000 al giorno; ogni cifra inferiore di passeggeri allontana nel tempo gli ammortamenti. Vedi i poveri scemi che hanno investito sul Tunnel della Manica.

L’alta velocità si poteva conseguire in Italia con sistemi di minor impatto finanziario e tecnologico, per esempio i treni a cassa oscillante, il cui brevetto la FIAT ha svenduto con il suo comparto ferroviario, per fare cassa, ai francesi dell’Alstom; razionali rettifiche di tracciato, revisione delle tracce orario.

I conseguenti enormi risparmi si sarebbero potuti riversare sul Trasporto Pubblico Locale su ferro, affrancando gli utenti delle varie Ferrovie Regionali italiane dalla schiavitù di un pessimo servizio.

Gli utenti della FR8 Nettuno/Campoleone/Roma Termini sono in buona compagnia: basta pensare alle condizioni di viaggio degli utenti delle altre Ferrovie Regionali del Lazio (numerate da 1 a  8)

agli utenti delle linee afferenti alle grandi città italiane come Torino, Milano; Napoli.

Senza considerare che, per un paese dipendente in massima parte dall’estero per il soddisfacimento del proprio bisogno energetico, si potevano realizzare ulteriori economie e ridurre i tassi di inquinamento atmosferico .

Ma forse sarebbe stato troppo semplice, e soprattutto troppo comodo per i cittadini!!!!!!

Valentino Valentini”

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