E’ lo street artist che ha fatto discutere il mondo con quel murales dedicato a Papa Francesco apparso nel cuore di Borgo Pio e subito rimosso dall’ufficio decoro. Ha chiamato Radio Cusano Campus, cercando comunque di mantenere l’anonimato, e ha raccontato diverse cose a Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, conduttori del format ECG.
“Sono ore un po’ divertenti queste, per tutto quello che è nato dopo la mia opera. Sono felice che comunque si sia risvegliata un’anima assopita di questa Roma. Quanto c’ho messo a fare quel Papa? Non me lo ricordo…” esordisce lo street artist a Radio Cusano Campus.
Che poi si toglie qualche sassolino dalle scarpe: “Tutto ciò che è illegale è inevitabilmente illegale…Però tutto ciò che è illegale andrebbe cancellato in maniera fulminea, non è giusto fare discriminazioni. E poi la mia opera lanciava un messaggio positivo…Magari sui muri trovi la bestemmia, la frase politica o quella calcistica che rimane lì per anni. O facciamo la stessa cosa per tutto oppure non la facciamo mai. Poi capisco che si tratta del Papa, ma il mio messaggio era positivo, anche un bambino di 4 anni l’ha capito. Da quanto ho capito abitanti, turisti, cardinali e anche gli stessi poliziotti avevano gradito la mia opera, anche gli abitanti del palazzo erano felici di avere quella opera sul muro”.
Sui luoghi adibiti alla street art il creatore del murales su Papa Francesco è scettico: “Io credo che quando la street art viene istituzionalizzata è rilegata all’interno di un perimetro, è addomesticata. Se dovessi mettermi d’accordo con un politico su quale disegno fare, su quale muro farlo, con quale soggetto in causa, sarebbe finita. Diventerebbe decoro urbano. La street art ha un’altra anima, deve rimanere libera, è denuncia sociale che non può essere inserita all’interno di un perimetro”.
Sul messaggio che il suo Papa voleva lanciare, l’autore è chiaro: “Dopo che il murales è stato cancellato molti si sono arrabbiati, sono apparsi tanti fotomontaggi che hanno dimostrato quanto si stia risvegliando il nostro animo ribelle, ma una ribellione positiva, tendente al bello, visto che ci stiamo abituando al brutto. Comunque il messaggio che volevo lanciare col mio disegno era chiaro. Il Papa indica all’umanità la via vincente, che è quella della pace. E la guardia svizzera messa lì a fare da palo rappresentava quasi il proibizionismo nel fare del bene. Come a dire che neanche più di pace si può parlare, tanto è vero che questo murales è stato poi cancellato a tempo di record”.
Il Bansky italiano tornerà sicuramente a colpire: “Io non sono l’artista del Papa o del Vaticano, ma è normale che se mi commissionassero qualcosa ne sarei più che onorato. Se ritornerò presto? Spero..Secondo me quando uno si sente nel giusto ed è convinto di essere dalla parte del giusto non deve mai abbassare la testa. So che quella è una cosa illegale, ma il concetto di base è giusto. E troverò il modo di perseguirlo. Anche se quando c’è così tanta attenzione mediatica è più complicato, cerco di stare all’ombra, non vorrei passare dalla parte del torto o esagerare…”.