Quest’anno, come sempre del resto, la scelta è molto ardua, difficile: Colin Farrell e Cate Blanchett? O Michelle Yeoh e Brendan Fraser? Insomma, quello di quest’anno è un Oscar che si dimena tra la classicità della tradizione e una presunta innovazione che sventola in lungo e in largo la bandiera del ”pro inclusione”. Infatti, sia il protagonista del kammerspiel The whale, sia Yeoh, la protagonista di quello che potremmo definire il multiverso di Everything everywhere all at once puntano sulla nuova pro diversità che l’Academy ha imbastito di recente.
You 5 si farà su Netflix? Data di uscita, trama e anticipazioni
Oscar 2023, la nuova linea dell’Academy tra arte e morale
Certo, c’è chi afferma che l’Academy, proprio per aver dato così tanto spazio alle regole della buona morale contemporanea, pare abbia perduto la bussola fondamentale: a rendere grande un film sono la spontaneità creativa, poietica e interpretante degli attori in campo. Pare che si punti solamente sui recettori umani dell’etica: basti pensare alla grande obesità del personaggio di Charlie (Fraser), che comunque non pecca a livello interpretativo, ma il tutto è smoderatamente sottomesso a quell’impatto iniziare, forte, valevole per tutto il film nel complesso. Forse siamo ancora in un’epoca di forte tradizionalismo, sebbene tutto questo possa essere interpretato come un pallido tentativo di non dimostrarlo. Da sempre, l’arte, la vera arte è sempre al di là del bene e del male. Anzi, l’arte non ha nulla a che vedere con le categorie morali, nessuna didattica, nessuna affermazione ex cathedra, ma solamente la volontà di dilatare il nostro immaginario estetico e immaginativo.
Chi sono i candidati agli Oscar 2023?
Ad ogni modo, un vincitore, in tutto questo, dovrà pur esserci. Ed ecco che a concorrere nel quintetto in nomination ci sono, oltre ai menzionati, anche Ana de Armas, con il suo mix di grazia e determinazione nell’intepretare Marylin Monroe in Blonde e anche Andrea Riseborough in A Leslie, storia di marginalità tutta al femminile che negli States sembra stia ricevendo un forte plauso da parte della critica. E poi, ancora, c’è il mitico Farrell, con la sua interpretazione in ”Gli spiriti dell’Isola”, con la quale vuole raggiungere la stessa maturità attoriale che oggi si riconosce unanime al suo collega Brad Pitt. Austin Butler ha compiuto la stessa strada, con il medesimo obiettivo, e ha cercato di farlo con la sua interpretazione personale del mitico Elvis. E poi, chiudono il quintetto Bill Nighy per Living e Paul Mescal per Aftersun. Nel primo caso, toni dolenti e tragici di una pellicola incentrata su di un anziano alto funzionario pubblico inglese degli anni cinquanta a cui diagnosticano un cancro terminale. Nel secondo, invece, la storia di un giovane papà depresso che porta in vacanza la figlia in un resort turco, vivendo grazie a lei un vero e proprio coming of age.
Anna Magnani: chi era, carriera, film, come è morta, marito, figlio, tomba, frasi