Le forze dell’ordine cercano l’arma presso le acque del profondo lago di Canterno. Potrebbe essere stata usata per l’assassinio del giovane, ucciso per uno scambio di persona lo scorso 30 gennaio ad Alatri, nel frusinate. In carcere da luglio scorso si trovano Roberto e Mattia Toson, padre e figlio, con l’accusa di omicidio volontario. I sommozzatori dalle prime luci dell’alba di oggi sono al lavoro. Fino ad oggi l’arma del delitto non è mai stata trovata, nonostante l’impegno che i militari dell’Arma hanno dimostrato fino ad oggi.
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Richiesta di scarcerazione per i Toson
Recentemente, il 25 settembre scorso, gli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia, hanno presentato un ricorso presso la Corte di Cassazione contro la conferma del carcere per i Toson. I legali sostengono che nell’ordinanza d’arresto dei due il Giudice per le Indagini Preliminari ciociaro non avrebbe potuto utilizzare alcune dichiarazioni. Si tratta di quelle rilasciate da alcuni ragazzi di Alatri dopo il 7 febbraio. Il problema, secondo gli avvocati, è costituito dal fatto che, essendo questi stati denunciati per rissa, le loro dichiarazioni sono entrate a far parte di un altro procedimento penale. Testa e Pappadia chiedono una perizia antropometrica, al fine di dimostrare come l’autore del delitto abbia sparato con la mano sinistra. Invece nessuno dei due Toson è mancino. Chiedono inoltre ai togati del Palazzaccio di valutare se ci sia stata una omessa motivazione sulla richiesta di concedere ai due gli arresti domiciliari per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Il Riesame, nei giorni scorsi, ha depositato le motivazioni dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i due, sottolineando contestualmente la loro pericolosità sociale e il pericolo di reiterazione del reato.