Omicidio Serena Mollicone. La procura di Cassino, rivolgendosi alla corte d’assise d’appello di Roma, spiega il perché – a suo parere – è sbagliata la sentenza con la quale il 15 luglio scorso la corte d’assise di Cassino ha assolto l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna Maria, tutti accusati di omicidio in relazione alla vicenda che il primo giugno del 2001 ha visto protagonista la 18enne Serena Mollicone. Assolti anche i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano dall’accusa di favoreggiamento.
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Omicidio Mollicone: la procura di Cassino chiede la riformulazione della sentenza
Nel ricorso la Procura mette l’accento sulla credibilità delle dichiarazioni rilasciate dal brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi che è poi morto suicida, sulla presenza della giovane nella caserma di Arce il giorno della sua scomparsa, sulla fondatezza della perizia medico legale nonché sulle dichiarazioni degli specialisti del Ris e poi sulla bontà delle indagini svolte dal maresciallo Gaetano Evangelista subito dopo essere arrivato nella caserma di Arce nel 2004. Alla luce di ciò, la procura di Cassino ha impugnato la sentenza assolutoria di primo grado per l’omicidio della 18enne di Arce, sostenendone la riformulazione in quanto: ‘la motivazione è contraddittoria o manifestamente illogica e in alcuni casi mancante o apparente’, riporta Repubblica. Ancora, i pubblici ministeri mettono poi in evidenza la condotta spietata della famiglia Mottola: ‘si può ritenere che la condotta dei Mottola (tutti concorrenti sul piano materiale e morale) è stata, dunque, non solo assolutamente anti-doverosa ma anche caratterizzata da pervicacia e spietatezza, specie nel nascondere quanto realmente accaduto’.