Calendarizzata la data di apertura del processo in Corte d’Assise a Roma per l’omicidio di Martina Scialdone, l’avvocato 34enne ucciso dall’ex compagno sette mesi fa, il 13 gennaio. Il processo a carico del presunto assassino, Costantino Bonaiuti, prenderà il via il 2 ottobre 2023. Per lui la Procura aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato.
Omicidio Martina Scialdone: chiesto il giudizio immediato per il killer
Per la Procura è omicidio volontario aggravato dalla premeditazione
L’ingegnere 61enne, in quei giorni di gennaio, aveva chiesto una cena di chiarimento alla Scialdone. Lei aveva acconsentito, non poteva immaginare a cosa sarebbe andata incontro. Le titolari del pool antiviolenza, le Pm Barbara Trotta e Daniela Cento, coordinare dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, contestano a Bonaiuti l’omicidio volontario, aggravato dai motivi futili e abietti rappresentati dalla gelosia e dalla premeditazione. A ciò si somma l’accusa per porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico. Si tratta di una pistola semiautomatica Glock che doveva essere detenuta esclusivamente per uso sportivo. Per chi indaga è evidente l’intenzionalità dell’omicidio. Perché, per l’appunto, l’ingegnere ha portato con sé l’arma sul luogo dell’appuntamento, ben sapendo che l’avvocato voleva interrompere la relazione. Inoltre emerge, secondo gli inquirenti, l’ossessione di Bonaiuti rispetto al controllo degli spostamenti dell’ex compagna, a causa dell’installazione inopinata di un dispositivo gps collegato al suo cellulare.
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I fatti
Martina Scialdone era stata brutalmente uccisa a gennaio scorso davanti a un ristorante in zona Tuscolana, in via Amelia. Scialdone e Bonaiuti si erano incontrati a cena per un chiarimento, a causa della volontà della donna di interrompere definitivamente la relazione. Lei non poteva immaginare che l’incontro sfociasse prima in un litigio. Pare che il personale del ristorante li avesse invitati ad uscire, a causa del vociare dei due, durante la cena. Il ristoratore però ha sempre smentito questa versione, raccontando di avere invece allertato le forze dell’ordine per aiutare la donna. Poi, una volta fuori, però la discussione è degenerata e Bonaiuti ha tirato fuori l’arma e fatto fuoco. Martina Scialdone è morta dopo alcuni minuti di agonia, tra le braccia del fratello che nel frattempo l’aveva raggiunta. L’uomo è ora detenuto presso il carcere di Regina Coeli. Il gip sostiene fortemente la tesi dell’omicidio volontario, mentre l’avvocato di Bonaiuti parla a vario titolo di un errore da parte del suo assistito. Il legale della famiglia Scialdone è della stessa idea del Giudice per le Indagini Preliminari. Per il professionista il colpo di pistola era chiaramente ben centrato, ben calibrato e sparato con dimestichezza e capacità.