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OMICIDIO GIUSEPPE CARLINO, TROVATO L’AUTORE 12 ANNI DOPO L’AGGUATO A TORVAIANICA

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Si è chiuso il cerchio intorno agli autori ed ai mandanti dell’omicidio di Giuseppe Carlino, assassinato a colpi d’arma da fuoco nel corso di un agguato a Torvaianica il 10 settembre 2001. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a Domenico Pagnozzi, esponente di spicco dell’omonimo clan camorristico di San Martino Valle Caudina (AV), individuato a distanza di dodici anni quale autore materiale dell’omicidio di Giuseppe Carlino.

La misura cautelare è stata emessa dal GIP Maria Agrimi su richiesta dei PM della Procura della Repubblica di Roma – D.D.A., Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, a chiusura delle indagini sul grave fatto di sangue che, nel giugno scorso, avevano portato i Carabinieri ad arrestare i pregiudicati Michele Senese, Giovanni De Salvo, Raffaele Carlo Pisanelli e Clemente Fiore, ritenuti corresponsabili, insieme a Pagnozzi, della pianificazione ed esecuzione dell’omicidio.

Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, l’omicidio di Carlino fu deliberato da Michele Senese per vendicare l’omicidio del fratello, Gennaro, avvenuto nel 1997 a Roma, e per riaffermare il prestigio della sua organizzazione criminale.

Il mandato omicidiario fu assegnato da Michele Senese a Domenico Pagnozzi, con cui vi era un’alleanza criminale risalente ai tempi della guerra di camorra degli anni ’80 per la comune militanza nella “Nuova Famiglia” di Carmine Alfieri, nella contrapposizione alla NCO di Raffaele Cutolo.

In seguito, i due si trasferirono a Roma, Senese a metà degli anni ’80 e Pagnozzi a partire dal 2000, dove iniziarono a collaborare, secondo alcuni collaboratori di giustizia, offrendosi reciproca assistenza nell’esecuzione di omicidi.

All’epoca dell’omicidio di Giuseppe Carlino, Domenico Pagnozzi era latitante, in quanto destinatario di una misura cautelare per associazione mafiosa.

La misura emessa a carico di Pagnozzi si basa sul complesso quadro indiziario acquisito dai Carabinieri di via in Selci, già alla base dell’ordinanza emessa il 26 giugno scorso nei confronti di Senese e di tre uomini, peraltro confermata dal Tribunale del Riesame di Roma, nonché sugli esiti degli accertamenti di laboratorio eseguiti su un fazzoletto di carta rinvenuto all’epoca dei fatti sull’autovettura utilizzata dal commando che eseguì l’omicidio, su cui è stato rinvenuto il profilo DNA di Pagnozzi.

All’indagato è stata contestata l’aggravante per avere agito avvalendosi delle condizioni previste dall’articolo 416 bis del codice penale. Al riguardo, nell’O.C.C. viene evidenziato come “la realizzazione dell’omicidio di Giuseppe Carlino ha sicuramente contribuito in modo significativo a rafforzare il prestigio criminale mafioso di Michele Senese e del suo gruppo sul territorio romano (…) anche grazie al consolidamento dell’alleanza tra il gruppo criminale di Pagnozzi e quello di Senese”.

Domenico Pagnozzi era già recluso in regime di 41 bis presso il carcere di Spoleto e risulta gravato da precedenti per gravi delitti, per associazione mafiosa e omicidio.

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