Finnegan Lee Elder è il ragazzo che ha ucciso il vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega. Gabriele Natale Hjort, complice dell’omicidio, è colui che ha condiviso il “complessivo disegno criminoso” ricoprendo il ruolo di “organizzatore” e “aizzatore” dell’amico. Queste le motivazioni dei giudici della Corte di assise di Appello di Roma con cui lo scorso 17 Marzo hanno ridotto a 24 e 22 anni le condanne per i due americani artefici della morte del Carabiniere.
“Elder aveva la piena contezza del significato della parola “Carabinieri” più volte pronunciata sia da Cerciello e Varriale”. Per i magistrati l’imputato “ha deliberatamente perdurato nella propria azione aggressiva sino a condurla, non senza veemenza esagerata, al tragico compimento”.
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Omicidio Cerciello Rega: “Un’azione del tutto abnorme”
I fatti sono accaduti la notte del 26 Luglio 2019. Quando due ragazzi americani, “entrambi di famiglie benestanti, erano in vacanza in Italia e quella sera cercavano lo ‘sballo’ a Trastevere”, della cocaina. Sono stati fregati e per vendicarsi hanno rubato lo zaino della persona artefice della “truffa”. “Un grammo di cocaina e 80 euro in cambio della borsa”.
Avevano fissato l’appuntamento in via Pietro Cossa. I Carabinieri Cerciello e il collega Andrea Varriale erano riusciti a rintracciarli e si erano presentati sul posto con l’intento di bloccarli. “Avevano disegnato una traiettoria leggermente diagonale, a partire dal palazzo della banca Unicredit e in direzione del marciapiede destro di via Pietro Cossa”. Si sono voltati subito verso gli imputati. Li volevano sorprendere per poi bloccarli e fermarli. Ma così non è stato.
La vicenda
Come riporta Repubblica, i due militari, ritengono i giudici d’Appello, hanno detto di appartenere all’Arma dei carabinieri. “E’ corretto sostenere che Elder avesse avuto piena contezza del significato della parola “Carabinieri’, più volte pronunciata sia da Cerciello e Varriale e che la avesse udita con chiarezza e ritenuta pienamente rispondente al vero”. Sentite quelle parole, “Natale tenta di fuggire inseguito dal Varriale, mentre Elder, rimasto immobile sul posto, viene subito raggiunto dal Cerciello Rega”, scrivono i giudici.
“Varriale, nel tentativo di bloccare Natale, ingaggia con questo una colluttazione in terra non particolarmente violenta, rotolandosi sul marciapiede mentre il carabiniere tenta di bloccare la fuga del giovane”. In quell’esatto momento, Elder “estrae il coltello dalla tasca anteriore della propria felpa” e colpisce Cerciello. “Ripetutamente su ambo i fianchi, destro e sinistro, portando a segno sino a fondo undici fendenti con il proprio pugnale militare avente 18 centimetri di sola lama, mentre questi, disarmato e senza attendersi una simile reazione, pronuncia ripetutamente le parole ‘fermo, fermo, carabinieri’, senza tuttavia riuscire a porre un freno alla furia omicida dell’imputato”.
La furia omicida
Il tutto è durato venti secondi. L’ira del ragazzo ha e la complicità dell’amico hanno ucciso il Carabinieri con undici coltellate. Natale in quel momento ha urlato “It’s enough”, “è abbastanza” e sono fuggiti via. Poco dopo sono stati arrestati nella loro camera d’albergo: condanna all’ergastolo in primo grado e la riduzione della pena in Appello.
Le motivazioni dei giudici
Finnegan Lee Elder ha posto in essere una condotta “del tutto abnorme” rispetto a quella del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega e ha “deliberatamente perdurato nella propria azione aggressiva sino a condurla al tragico compimento”. Gabriele Natale Hjorth nella vicenda ha avuto un ruolo di “organizzatore” e di “aizzatore” nell’azione di Elder che era ben consapevole che questi fosse munito di coltello, e anzi ragionevolmente sentendosi tranquillo a seguito del porto dell’arma da parte del sodale, senza minimamente tentare di indurlo a desistere dal recarsi armato allo scambio, e nell’ambito di una suddivisione dei ruoli”.
E ancora: “Era lo stesso Natale – si legge nelle motivazioni – a considerare Cerciello Rega una vittima non già del solo Elder bensì del complessivo disegno criminoso posto in essere assieme dai due, per cui al contrario si riteneva pienamente responsabile a tal punto da scappare immediatamente e gestire in prima persona le attività volte a far perdere le loro tracce”.