Alle ore 20.40 di ieri 8 marzo, gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Roma, del Servizio Centrale Operativo e personale della Polizia iberica, attivata dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (S.C.I.P.) hanno arrestato, all’aeroporto spagnolo di Valencia, il latitante, di 46 anni, Antonio Gallace, irreperibile da 4 anni e appartenente all’omonima famiglia di ‘ndrangheta calabrese.
Antonio Gallace, considerato tra i vertici dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta originaria di Guardavalle (CZ), da molti anni operante nel litorale meridionale romano, segnatamente Anzio, Ardea e Nettuno, nel 2012, era stato condannato in via definitiva alla pena di cinque anni di detenzione dal Tribunale di Milano per estorsione e detenzione illegale di armi, e dallo stesso anno era latitante. A suo carico la Procura Generale della Repubblica presso il Tribunale di Milano, su impulso della Squadra Mobile di Roma, aveva emesso un Mandato di Arresto europeo.
L’uomo, in passato era stato oggetto di indagine sulle proiezioni della ‘ndrangheta nell’entroterra milanese dedita, in particolare, al commercio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente proveniente dalla Spagna e dal Sud America, nonché alla realizzazione di altre condotte illecite collegabili a numerosi incendi dolosi verificatisi nel corso del 2010 e del 2011 in danno di attività produttive e commerciali nel comune di Pieve Emanuele (MI). Il provvedimento restrittivo colpisce alcuni soggetti, tra cui Gallace, coinvolti a vario titolo in una attività estorsiva. In particolare il ricercato, in concorso con altri, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, mediante reiterate minacce di morte, estese anche ai parenti della vittima, costringeva quest’ultima a consegnare loro la somma di diverse migliaia di euro, con la pretesa di girarla a una terza persona in grado di fornire documentazione comprovante l’effettivo ordine di trasferimento della somma di 49 milioni di euro, provento di evasione fiscale. La pressione estorsiva esercitata si concretizzava, in un crescendo minatorio, dapprima con sms e ricerche per rintracciare la vittima, quindi con minacce sempre più gravi, finanche di morte, estese non solo alla predetta ma anche alla sfera dei parenti.
Le indagini, coordinate dai Magistrati della D.D.A. di Roma e condotte dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, in corso da mesi, hanno consentito di accertare che il latitante aveva lasciato il territorio nazionale per rifugiarsi all’estero; il prosieguo delle indagini ha permesso di individuare la penisola iberica come luogo di approdo finale del ricercato. A questo punto, le attività sono state estese agli stretti familiari del catturando, facendo emergere che gli stessi si sarebbero recati proprio in Spagna per festeggiare il compleanno del congiunto, previsto per il prossimo 10 marzo. È stato quindi organizzato un servizio di pedinamento, sia in Italia che in territorio iberico, con la collaborazione della Polizia spagnola attivata dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia – S.C.I.P.
Gli investigatori della Squadra Mobile e del Servizio Centrale Operativo hanno accertato che i familiari sarebbero partiti dall’aeroporto di Bergamo – Orio al Serio, alle 19.20 di ieri 8 marzo e, sarebbero giunti allo scalo aereo di Valencia alle successive 21.20. Una volta accertato che gli stessi si erano imbarcati sul volo individuato, sono state trasmesse le indicazioni agli investigatori romani presenti a Valencia unitamente ad agenti della Polizia spagnola che, per l’occasione, impiegava nel servizio il Grupo de localization de los fuggitivo di Madrid in supporto al Gruppo del crimine organizzato di Valencia.
In territorio iberico veniva dunque organizzato un massiccio servizio di osservazione nei pressi dell’aeroporto e degli esercizi ricettivi presenti nelle immediate vicinanze dello scalo.
Alle ore 20.30, il personale operante individuava un soggetto somigliante al ricercato giungere in aeroporto a bordo di una vettura Land Rover. Una volta sceso dall’auto, il soggetto veniva seguito sino all’interno della struttura aeroportuale e, appurata l’estrema somiglianza dell’individui al ricercato, veniva bloccato. All’atto del controllo, il GALLACE confermava la sua identità e non opponeva resistenza all’arresto, congratulandosi con gli operatori che lo avevano bloccato.
All’atto dell’arresto era in possesso di un documento intestato a terza persona, sul quale sono in corso accertamenti.
Al termine dell’operazione, il Gallace è stato condotto presso gli uffici di Polizia di Valencia e da qui tradotto in carcere.