Non è stata una parata di vip, né una passerella politica ma solo l’incontro dei tanti, tantissimi amici di Franco Califano nel giorno del quarto anniversario della sua scomparsa. Era il 2 aprile 2013 quando il feretro di Franco Califano fu portato al cimitero di Ardea dopo la cerimonia funebre in piazza del Popolo a Roma. Pioveva a dirotto. Questo pomeriggio, invece, splendeva un sole primaverile: al cimitero di Ardea si sono ritrovati tutti coloro che, per un motivo o per un altro, hanno condiviso un pezzo della propria vita col maestro. Hanno assistito alla messa celebrata da Don Aldo Anfuso e poi hanno posato un fiore sulla tomba di Califano, mentre la Filarmonica di Ardea diretta dal Maestro Gaizo suonava “Un tempo piccolo” e “L’ultimo amico va via”. Note malinconiche ma significative, due inni all’amicizia e alla fugacità della vita. Sorrisi, qualche lacrima ma soprattutto tanta devozione per un artista che ha segnato la storia della musica italiana. Ad organizzare la commemorazione, Antonello Mazzeo Presidente della trust onlus Franco Califano e l’immancabile assistente del Maestro, Donatella Diana. La sua band, i collaboratori, gli amici di sempre ed i suoi fan arrivati da mezza Italia e in contatto tra loro attraverso una pagina Facebook.
Presente anche l’ex Sindaco Luca Di Fiori, da sempre sostenitore di iniziative per il “Califfo” ad Ardea. La cerimonia si è poi spostata nella casa museo di via Laurentina, sempre ad Ardea, con la prima “lectio magistralis” dedicata al cantautore romano, scomparso quattro anni fa. A rendere omaggio alla poesia del Califfo il Professor Pierfranco Bruni, candidato al Nobel per la letteratura nel 2016 (quello poi vinto da Bob Dylan). Scrittore, poeta e critico letterario Pierfranco Bruni, tra le voci più autorevoli della letteratura e già autore di opere dedicate all’approfondimento di nomi illustri della letteratura e artisti quali De Andrè, Battiato, Luigi Tenco, ha reso omaggio al cantautore romano tracciandone un profilo originale nel libro “Sulla punta di una matita non sono passati secoli“. “Franco Califano – ha spiegato il professor Bruni – può considerarsi parte di quella rosa di poeti maledetti ai quali si deve la trasformazione della poesia italiana. La musicalità del verso, la possibilità di darne interpretazione anche senza musica, rende le sue canzoni, come “Tutto il resto è noia“ o ancora “ Ok papà”, vera poesia. La malinconia ironica e il sorriso amaro lo avvicinano senza dubbio alla poetica di Leopardi svelando, inoltre, la fragilità dell’uomo che, proprio perché provato dai dolori della vita, sceglieva di indossare la maschera sul palco. Califano – prosegue Bruni – conosceva molto bene la lirica greca come la letteratura e a lui come Trilussa va il merito, di aver restituito dignità nazionale al linguaggio dialettale”. Finora si è parlato troppo spesso e troppo a lungo del Maestro evidenziando aspetti della sua vita piuttosto che le qualità dell’artista che era ed è. La presenza del Professor Bruni ha restituito a Califano il valore che gli appartiene da sempre.