In riferimento ai moli romani scoperti sotto il pilone del nuovo Ponte della Scafa di cui si è parlato nei giorni scorsi, la Società Italiana Costruzioni SpA fa delle precisioni in merito a notizie imprecise circolate sui media, che hanno riportato alcune informazioni che erroneamente hanno gettato ombre nei confronti della società edile per colpa di un caso di omonimia.
“Come già segnalato al Corriere della Sera, che per primo pubblicò l’errata notizia, l’appartamento facente parte del complesso residenziale di via Marco Polo nel quale abbiamo eseguito dei lavori è di proprietà di un soggetto privato che ha soltanto lo stesso cognome del funzionario comunale Ing. Roberto Botta – specifica l’AD della Società Italiana Costruzioni SpA – Si è trattato, quindi, di un caso di omonimia di cui lo stesso Corriere della Sera ha preso prontame4nte atto pubblicando, in data 30 dicembre 2015, un altro articolo in cui viene puntualizzata l’estraneità della Società e dei suoi rappresentanti alla vicenda”.
La società precisa inoltre che non corrisponde al vero l’affermazione secondo la quale l’appaltatrice sarebbe stata “recentemente riammessa come vincitrice con una discutibile sentenza del Consiglio di Stato”.
“A seguito di una esaustiva Consulenza Tecnica di Ufficio – spiegano dalla Società – il Tribunale Amministrativo del Lazio, con sentenza del 6 novembre 2011, pienamente confermata dal Consiglio di Stato on data 9 settembre 2014, ha rigettato integralmente il ricorso proposto dal secondo classificato, così confermando, indiscutibilmente, la piena legittimità dell’aggiudicazione definitiva della gara alla nostra Società. E non solo, sulla vicenda si è già espressa, positivamente, anche l’ANAC”.