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Michelle Causo, l’assassino usa Instagram al carcere minorile: seguite le amiche della ragazza

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Michelle Causo in foto

L’assassino di Michelle Causo utilizza Instagram nel carcere minorile di Treviso: i genitori della ragazza denunciano la vicenda

Michelle Causo in foto
I genitori di Michelle Causo scrivono al carcere minorile di Treviso: ecco il motivo – Ilcorrieredellacitta.com

I genitori di Michelle Causo segnalano l’ennesima condotta fuori le righe da parte dell’assassino della figlia. Il ragazzo, un 18enne oggi recluso al carcere minorile di Treviso, avrebbe accesso al pc con la scusa di un corso d’informatica. Un modo che il ragazzo starebbe usando per stalkerizzare le amiche della ragazza, che lo scorso giugno aveva ucciso barbaramente facendola a pezzi e abbandonandola in strada all’interno di sacchi dell’immondizia. 

L’assassino di Michelle Causo usa Instagram in carcere

La denuncia è partita dai genitori di Michelle, Gianluca e Daniela Causo, e raccolta dall’AdnKronos. Secondo la voce dei familiari, l’assassino sarebbe tornato a utilizzare mezzi informatici all’interno del carcere. Una situazione che la stessa famiglia ha segnalato al carcere minorile di Treviso, ricordando come il ragazzo già in passato ricattò delle ragazze per soldi e minacciandole di pubblicare dei fotomontaggi con le loro facce. 

Stalkerizzate le amiche della ragazza

L’attività dell’assassino si starebbe traducendo nell’ennesimo atto di stalking, questa volta verso le amiche di Michelle. Come testimoniato da una ragazza, il soggetto cingalese starebbe creando profili falsi su Instagram e starebbe seguendo le stories delle persone vicine alla vittima. In alcuni casi, con degli interfaccia chiaramente riconducibili alla sua persona per le foto pubblicate, il ragazzo scriverebbe anche a queste persone. 

Gli episodi sono stati raccolti dai genitori della Causo, che hanno spedito una lettera più di dieci giorni fa al carcere minorile di Treviso. Dalla struttura, almeno al momento, non sarebbero arrivate delle risposte. La situazione è stata attenzionata dal Sindacato di Polizia Penitenziaria, che sulla vicenda vuole piena chiarezza e scoprire quello che sta accadendo all’interno della struttura trevigiana. Sentito dai giornalisti, il legale del ragazzo – l’avvocato Daniele Meles – non avrebbe negato o smentito gli episodi: avrebbe sottolineato come il suo assistito non abbia accesso ai pc, almeno secondo le informazioni in suo possesso. 

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