Nota di demerito per gli studenti liceali del Lazio. Cala infatti il rendimento per i neo maturandi, dati alla mano: voti più bassi alla maturità, in aumento i bocciati. Alla fine del liceo gli studenti laziali ci arrivano, certo, ma spesso senza infamia e senza lode come si suol dire, con voti più bassi rispetto a un’estate fa e medie in discesa.
Alla fine dell’anno scolastico 2021-2022 la media era tra gli 80 e gli 90 centesimi, nel 2022-2023 siamo invece tra i 75 e gli 83 centesimi. Ma non c’è solo svogliatezza: secondo gli addetti ai lavori è anche il sintomo di una generazione in difficoltà.
I dati: all’istituto tecnico solo il 6% prende 100, più alti i numeri nei licei
Vediamo qualche numero. Appena il 3,5% dei neomaturati (1.820 studenti) ha ottenuto 100 e lode, e circa il 9,7% (oltre 5mila) 100. Il 3,2% degli studenti invece all’esame non c’è proprio arrivato con numeri “raddoppiati” rispetto al 2022: se (dati assoluti) l’anno scorso erano una cinquantina, quest’anno se ne contano un centinaio. Gli studenti sono più virtuosi al liceo classico: il 16% degli iscritti ha concluso il percorso di studi con 100, ma se si parla di istituti tecnici e professionali si arriva appena al 6%.
Anche se il Lazio figura tra le quattro regioni italiane per voto più alto agli Esami di Stato (dopo Campania, Puglia e Sicilia), tuttavia il rendimento delle nuove generazioni è in calo rispetto agli anni precedenti. Confrontando le prove di giugno 2023, emerge infatti che a fine dell’anno scolastico 2021-2022 la media per le prove svolte era tra gli 80 e gli 90 centesimi, nel 2022-2023 siamo tra i 75 e gli 83 centesimi.
Rusconi (Associazione Presidi): “Serve cambiare metodi didattici”
A pesare sulle valutazioni a scuola c’è ancora la pandemia, che se lasciata alle spalle, è invece molto presente nella formazione dei più giovani. La generazione Z sconta il peso di mesi di didattica a distanza, con modalità che hanno complicato l’apprendimento e ampliato ancor più la distanza tra docenti e alunni.
“Parliamo della prima generazione di studenti che ha affrontato tre anni di ‘stop & go’ nello studio, servono lezioni più interattive e modalità di studio meno tradizionali”, è così intervenuto Mario Rusconi, presidente dell’Anp (l’associazione dei presidi) del Lazio, sul Messaggero. Un cambiamento epocale che ha rivoluzionato la capacità di adattamento sia per gli insegnanti, sia per gli studenti, con cali di rendimenti evidenti e solo parzialmente giustificabili.
Una situazione che spesso ha impattato anche sul benessere psicologico degli studenti, che durante il lockdown hanno avuto non solo meno occasioni di aggregazione coi coetanei, ma si sono visti estromessi anche dalle aule scolastiche, sentendosi abbandonati e poco motivati.