C’è l’ombra di un’associazione mafiosa dietro il pestaggio di Marino Soldani? Il mistero dura ormai da più di due anni. L’allevatore di cani 45enne, il 25 giugno 2021 venne trasportato d’urgenza presso il policlinico Sant’Andrea a Roma, in condizioni disperate. Frattura del cranio, plurime emorragie cerebrali, un timpano sfondato e danni a un occhio. Era appena stato vittima di un brutale pestaggio e fu trovato in una pozza di sangue, presso la sua proprietà a Ponzano Romano. Ma ancora si brancola nel buio, rispetto all’identificazione dei responsabili, nonostante i sospetti avanzati dall’uomo e dal suo legale Elisa Soldani.
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Secondo la vittima si tratta di un tentato omicidio
Il 45enne è un personaggio molto conosciuto in quella parte di valle del Tevere. Appartenente alla nobiltà toscana, Soldani da molti anni si batte nel suo territorio contro abusivismo e inquinamento ambientale, e spesso si è scontrato con le istituzioni locali. L’ultima vertenza di cui si è occupato, come presidente di un comitato, è stata l’attività di protesta contro la realizzazione di una centrale di smaltimento dei rifiuti. Come si legge nelle denunce che ha fatto ratificare negli anni, Soldani palesa i suoi sospetti: sarebbe stato proprio il suo attivismo a metterlo nel mirino dei criminali. Che peraltro avrebbero anche tentato di distruggere il suo allevamento di Husky, facendolo passare come un canile-lager.
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I fatti
L’uomo ha raccontato che la sera del 25 giugno del 2021 si trovava a Orte a cena. Rientrando a Ponzano, la madre, notando che il figlio non rispondeva al telefono, ha allertato alcuni amici che risiedono vicino all’allevamento. Questi hanno trovato il cancello aperto, l’auto di Soldani in mezzo alla strada con la portiera e divelta e una pozza di sangue. L’uomo è stato trovato poco dopo, in quanto, secondo il racconto, era stato trascinato nel parco. La brutalità dell’aggressione gli ha provocato ferite guarite solo dopo un anno. Dice che erano in tre, e di averne riconosciuto uno. Preso a bastonate, tutte indirizzate al capo, proprio secondo lui nell’intenzione di provocare la morte. Dopodiché, secondo la sua versione, questi avrebbero anche tentato di distruggere la sua attività segnalandola come sede di maltrattamenti di animali. La Procura di Rieti ne dispose quindi il sequestro, ma poi il fascicolo fu archiviato. Sempre la stessa Procura, per l’aggressione a Soldani, indaga solo per lesioni e contro ignoti. Ma l’uomo sostiene con forza che si tratti di un chiaro tentato omicidio, da parte di una associazione mafiosa radicata nel territorio.