Lottomatica, la donna che lavorava come addetta alle paghe per Igt Italia (al tempo Lottomatica), nel giro di tre anni sarebbe riuscita a diventare milionaria. Si tratta probabilmente di una frode astuta, pensata nei minimi particolari dalla quale avrebbe ottenuto un totale di circa un milione e mezzo di euro. Dal 2012 al 2015 la donna si sarebbe arricchita, e parecchio, grazie a un software che creava buste paghe fittizie destinate a dipendenti inesistenti.
Per questi fatti, Stefania V. ha patteggiato una pena a due anni concordata dalle due parti. Questa potrà essere sospesa se e solo l’imputata restituirà le somme rubate all’azienda. La difesa precisa che “il patteggiamento non consiste in un’ammissione di colpa“.
La vicenda dell’astuta dipendente
L’imputata Stefania V., 64 anni, lavorava come addetta al servizio paghe della società dei giochi occupandosi particolarmente dell’area Payroll, un’area importantissima per cui gestiva il pagamento degli stipendi di tutti i dipendenti della concessionaria, compresi quelli delle altre società appartenenti allo stesso gruppo.
Ma in realtà, secondo l’accusa, questi stipendi non li gestiva in modo ottimale per l’azienda. Dal 2012 in poi, infatti, secondo l’accusa la 64enne, sarebbe riuscita ad inserirsi “senza alcun diritto” nel sistema informatico dell’azienda accedendo a tutti i dati, informazioni e programmi della concessionaria. L’accusa sostiene che l’imputata si sia procurata “un ingiusto profitto” equivalente a ben 1.532.169 euro.
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La storia delle finte buste paga: accusa e difesa
Nei confronti dell’imputata, l’accusa dichiara che “come responsabile dell’area Payroll, al fine di occultare le condotte fraudolente alterava i dati relativi alle buste paga contenute nel software dell’azienda Inaz paghe cancellando quelli relativi al dettaglio dei pagamenti mensili effettuati a favore dei singoli dipendenti della Lottomatica”.
Il presunto imbroglio sarebbe saltato fuori grazie a un controllo interno alla società. Nel 2015 la dipendente aveva lasciato Lottomatica e la concessionaria ha cambiato il programma utilizzato per il pagamento delle buste paga scegliendo ADP paghe.
Così facendo, i sostituti di Stefania V. si sono accorti che qualcosa non andava e sono andati a fondo nelle ricerche riscontrando anomalie della posta nei prestiti del personale.
Le dichiarazioni della difesa
La difesa, rappresentata dall’avvocato Laura Lopatriello, ha dichiarato: “Preciso che la scelta del patteggiamento non consiste in un’ammissione di colpa, perché non c’è assolutamente prova di quanto contestato alla mia assistita, con questo rito non viene svolta attività istruttoria. La decisione di patteggiare è frutto di valutazioni fatte dall’imputata”.
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