Dieci ore per soccorrere un capriolo investito. E se è vero che “prevenire” è sempre meglio che “curare”, è altrettanto vero che – in mancanza di accorgimenti che potrebbero salvare molte vite fra gli animali selvatici, (recinzioni, dissuasori uditi e autovelox) – non esistono punti di riferimento certi per chi ha la malaugurata sorte di investire/ ritrovare un esemplare ferito.
A denunciare una situazione paradossale e senza via d’uscita il Responsabile S.A.T. Valle dell’Aniene e Vice Coordinatore Provinciale della Kronos Antonello Livi, protagonista del salvataggio di ieri mattina a Cave un borgo collinare i piedi dei Monti Prenestini.
Salvataggio complesso
“Ieri siamo stati contattati da una ragazza che aveva investito incidentalmente un capriolo – racconta Livi – La telefonata è arrivata intorno alle undici di mattina. Io sono arrivato verso le 15:30. Sul posto erano già presenti gli agenti della polizia locale che avevano effettuato un primo soccorso al giovane esemplare, colpito in maniera seria ad un fianco. L’unica cosa da fare era, a quel punto, allertare il servizio veterinario”, spiega Antonello Livi.
Ed è a questo punto che è iniziata l’odissea. Insieme alla Polizia Locale e Agnese Cefaro, assessore ambiente del Comune di Genazzano Livi ha presidiato per ore l’animale in attesa dell’arrivo di Andrea Lunerti, con il quale ha messo in sicurezza il piccolo, e trasportandolo poi presso il primo veterinario più vicino, il dott.Livio Simeoni a Palestrina. Le tempistiche per portare in salvo e curare la bestiola, però, si sono allungate all’infinito a causa dei soliti rimbalzi di competenze.
Capriolo a rischio per colpa della burocrazia
Non conosce mezzi termini la rabbia del coordinatore da sempre impegnato in prima fila nell’ambito della tutela degli animali. La forestale – che fortunatamente era in quel momento disponibile – ha atteso a lungo (come del resto la polizia locale) che arrivasse il servizio veterinario, che comunque nelle zone in questione non è attrezzato per caricare un animale selvatico e non possiede mezzi né personale idoneo.
“Qualsiasi animale selvatico ferito, cerbiatto, daino, tasso o ungulato che sia, non può essere trattato con un animale domestico – sottolinea Livi – E tuttavia bisogna sempre garantire la salute dell’animale ben sapendo che per legge non puoi prendertelo e caricartelo in macchina”.
L’unica soluzione a quel punto era rintracciare un esperto di fauna selvatica che potesse mettere a disposizione oltre alla propria competenza, un furgone attrezzato al trasporto. Nel frattempo (erano già le tre del pomeriggio circa) è arrivata finalmente la Polizia Locale. “Abbiamo deciso infine di contattare l’etologo Andrea Lunerti, un amico, che pur abitando a Morlupo si è sempre reso disponibile. Con la collaborazione degli agenti dopo circa un’ora abbiamo caricato l’animale in sicurezza sul cabinato che è stato condotto dal più vicino veterinario a Palestrina. Al piccolo Bambi sono stati subito somministrati degli antidolorifici. La speranza è che la spina dorsale nell’impatto non si sia rotta.
Il lungo iter
In attesa dell’esito degli accertamenti il capriolo è stato trasferito presso il parco di Fogliano. Un paradiso dopo l’inferno. Ma erano già le nove passate. Le 21 per l’esattezza. “Senza l’intervento del buon Andrea Lunerti quella bestiola sarebbe ancora lì, viva o morta. Questo modo di procedere va cambiato – dichiara Livi – E i comuni cittadini non possono farsi carico delle falle delle istituzioni. La legge prevede il ricorso alle ASL di zona, che però non possiedono i mezzi. Vogliamo metterci o no nella condizione di soccorrere questi poveri animali? La legge 3497 art. 23 prevede che siano i servizi veterinari ad intervenire sul posto. I veterinari. Non l’amico di turno, se disponibile”, stigmatizza Livi.
E propone l’istituzione tout court di un tavolo tecnico fra le associazioni e gli enti preposti sul tema delle corette procedure da adottare in caso di ritrovamento di animali selvatici feriti. Intanto per Bambi tutti col fiato sospeso. La speranza è che possa riprendere a camminare e a correre tra gli alberi, una volta uscito dal tunnel della paura e del dolore e dai meandri di un’ottusa burocrazia.