FREGENE, LADISPOLI, FIUMICINO, OSTIA, TORVAIANICA, ARDEA: ECCO I PUNTI DOVE IL MARE E’ PIU’ INQUINATO
Stamattina a Ostia è stato annunciato l’esito dell’indagine “Goletta Verde” (la campagna di Legambiente per il monitoraggio dello stato di salute delle coste e delle acque italiane) in merito alle condizioni del mare del litorale laziale. Il risultato è preoccupante: le acque sono “fortemente inquinate”, più del passato, con cariche batteriche elevate.
A illustrare il documento, come ha comunicato l’associazione, sono stati Serena Carpentieri, responsabile di Goletta Verde e Roberto Scacchi, presidente Legambiente Lazio, alla presenza del capitano di Fregata Fabio Rivolta, Capitaneria Roma Fiumicino, di Cristiana Avenali, consigliere regionale Lazio, Maurizio Gubbiotti, commissario straordinario di Roma Natura ed Elisabetta Studer, presidente del circolo Legambiente Litorale Romano.
Dieci in particolare sono i stati punti monitorati dai tecnici che chiedono interventi sul sistema depurativo e argini ai troppi scarichi inquinanti che finiscono in mare danneggiando allo stesso tempo natura e bagnanti. Così come sono, infatti, le acque laziali rendono la regione la terza per mare illegale dopo Campania e Sicilia.
In particolare tre zone che nel 2015 rientravano nei limiti di sostenibilità sono risultate troppo inquinate: la foce del fosso Zambra a Cerveteri e la foce del Rio Vaccina e quella del fiume Statua a Ladispoli. Assieme ad essi i punti oramai “abituali”: a Fiumicino (alla foce del fiume Arrone a Fregene), Ostia (alla foce del fiume Tevere e alla foce del canale al cancello n.1), a Pomezia e Torvajanica (alla foce del canale Crocetta, alla foce del canale Orfeo e alla foce del Rio Torto) e a Ardea (alla foce del fosso Grande).
Rispetto all’anno scorso, poi, l’indagine (con la fondamentale cooperazione di forze dell’ordine e Capitanerie) rileva la crescita esponenziale dei reati ai danni del mare (passati da 972 a 1920), dei sequestri e delle persone denunciate. In particolare le maggiori infrazioni concernono il ciclo della costruzione abusiva e del cemento.
Tuttavia l’informazione del divieto di balneazione tramite cartelli riguarda solo il 60% delle zone studiate da Legambiente.
Ingenti e gravosi, infine, sono i rifiuti plastici (come assorbenti, blister e cotton fioc) che non vengono depurati e sono invece gettati impropriamente nel water. A quel punto, non venendo bloccati dagli impianti di depurazione malfunzionanti, finiscono in mare e sulle spiagge. Il lido “Coccia di Morto” a Fiumicino è, nello specifico, il luogo con più rifiuti.
“Quello di Goletta Verde– sottolinea Serena Carpentieri- è un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni. Le nostre analisi dimostrano che c’è tanto ancora da lavorare per rilanciare davvero le aree di pregio di questo tratto di costa, investendo sul sistema depurativo e spendendo bene le risorse disponibili”.
Per Roberto Scacchi, invece, Legambiente ha “vinto tante battaglie contro gli oltraggi al nostro prezioso patrimonio ambientale, a partire dalla nuova legge sugli ecoreati, ma molto resta ancora da fare come dimostrano oggi i nostri dati, sia contro il cemento e gli abusi edilizi che rovinano irreparabilmente la bellezza delle nostre coste che contro gli scarichi e le sostanze inquinanti che in mare vengono sversate ogni giorno”.
E aggiunge: “Alla Regione Lazio chiediamo di riattivare al più presto l’Osservatorio Ambiente e Legalità che è stato già negli anni passati uno strumento straordinario sia per supportare i cittadini nella loro azione di denuncia che per affiancare le forze dell’ordine nelle attività di controllo”.