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L’ARCA NAVIGA VERSO ALTRI LIDI: SULL’ORLO DEL LICENZIAMENTO 75 DIPENDENTI DELLA STORICA AZIENDA

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O trasferiti o licenziati. Questa l’alternativa per i 75 lavoratori della storica azienda pometina “Arca”, i cui vertici hanno deciso di trasferire la produzione dei camper da Pomezia in Toscana. “Vi sono momenti, nella vita di un’organizzazione, che rappresentano passaggio, trasformazione. Trasformazione per adattarsi a uno scenario che cambia. Questo è il filo del nostro pensiero. Rinnovarsi mantenendo Identità della Marca e Valore dell’offerta, Eccellenza dei Concessionari, Posizionamento nella mente del Cliente. Questa è la missione che il gruppo Trigano affida a Arca. In un mercato domestico colato a picco per immatricolazioni, Arca ha una quota del 5% in gennaio 2014 rispetto al 3,7% di gennaio di un anno fa. È un dato. È la cifra del lavoro svolto quest’anno insieme ai nostri Concessionari Premium, superando con l’azione pigrizie e depressioni ambientali. Tale consapevolezza di mercato, però, si deve accompagnare alla continua e ragionata ricerca di assetti tecnologici in grado di generare un equilibrio economico complessivo. In questo quadro, la politica di sviluppo europeo di Trigano si materializza nell’acquisizione del polo SEA. Esso si affianca a preesistenti strutture del gruppo in un distretto che consente di perseguire economie di scala, il necessario equilibrio finanziario e processi coerenti alla missione di Arca. Il progetto di trasferimento della sede e della struttura produttiva da Pomezia a Poggibonsi, in Italia, ha questa logica. Non è un dettaglio, ma non è la “chiusura” di Arca. Non successe quando traslocammo, non successe quando un incendio mandò a fuoco la fabbrica. Non succederà ora. Questa è la consapevolezza che desideriamo trasferire. Insieme alle Concessionarie Arca faremo del nostro meglio per trovare soluzioni e massimo sarà il nostro impegno per salvaguardare il patrimonio più grande che abbiamo: la Marca e i Clienti”.

Con questo comunicato diffuso dal “Team Arca”, che parla di identità aziendale, di profitti, perdite e nuovi programmi, si condanno – senza ovviamente evidenziarne le conseguenze – tutti i dipendenti della sede Arca di Pomezia, ovvero quella storica, che ha dato il via allo sviluppo dell’azienda, a rimanere senza lavoro. Infatti lo spostamento della produzione da Pomezia a Poggibonsi significa che chi, tra i lavoratori, non può accettare il trasferimento in Toscana, dovrà licenziarsi, senza alcun diritto. “Massimo sarà il nostro impegno per salvaguardare il patrimonio più grande che abbiamo: la Marca e i Clienti”, recitano i vertici aziendali. E la salvaguardia dei lavoratori, che sono coloro che hanno consentito alla Marca di esistere e l’acquisizione dei Clienti? Non rappresentano un patrimonio, ma solo un peso di cui disfarsi?

“Per noi è impensabile il trasferimento così lontano: abbiamo tutti le famiglie qui. Siamo disperati, vorremmo almeno ottenere gli ammortizzatori sociali per avere il tempo di trovare un’altra occupazione, sempre che ci si riesca”, spiegano alcuni lavoratori, in cassa integrazione a rotazione ormai da due anni. Il primo in regime ordinario, il secondo in cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale. A questi sarebbero potuti essere aggiunti altri sei mesi, ma solo se si fosse presentato un piano di rilancio. Piano che, per la sede di Pomezia, non ci sarà, avendo l’azienda preferito spostarsi a Poggibonsi. I dipendenti sono entrati in sciopero ad oltranza il 14 febbraio, nella speranza di trovare un accordo con l’azienda. Giovedì 27 ci sarà un nuovo incontro nella sede della Federlazio, al quale saranno presenti tutte le parti coinvolte: società, sindacati, lavoratori. Solo dopo quel giorno si saprà con esattezza quale sarà il destino non solo dei 75 dipendenti, ma di un altro pezzo storico dell’industria di Pomezia che, come tante altre aziende, vuole lasciare questo territorio dopo averne preso i maggiori benefici possibili.

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