Con questo comunicato diffuso dal “Team Arca”, che parla di identità aziendale, di profitti, perdite e nuovi programmi, si condanno – senza ovviamente evidenziarne le conseguenze – tutti i dipendenti della sede Arca di Pomezia, ovvero quella storica, che ha dato il via allo sviluppo dell’azienda, a rimanere senza lavoro. Infatti lo spostamento della produzione da Pomezia a Poggibonsi significa che chi, tra i lavoratori, non può accettare il trasferimento in Toscana, dovrà licenziarsi, senza alcun diritto. “Massimo sarà il nostro impegno per salvaguardare il patrimonio più grande che abbiamo: la Marca e i Clienti”, recitano i vertici aziendali. E la salvaguardia dei lavoratori, che sono coloro che hanno consentito alla Marca di esistere e l’acquisizione dei Clienti? Non rappresentano un patrimonio, ma solo un peso di cui disfarsi?
“Per noi è impensabile il trasferimento così lontano: abbiamo tutti le famiglie qui. Siamo disperati, vorremmo almeno ottenere gli ammortizzatori sociali per avere il tempo di trovare un’altra occupazione, sempre che ci si riesca”, spiegano alcuni lavoratori, in cassa integrazione a rotazione ormai da due anni. Il primo in regime ordinario, il secondo in cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale. A questi sarebbero potuti essere aggiunti altri sei mesi, ma solo se si fosse presentato un piano di rilancio. Piano che, per la sede di Pomezia, non ci sarà, avendo l’azienda preferito spostarsi a Poggibonsi. I dipendenti sono entrati in sciopero ad oltranza il 14 febbraio, nella speranza di trovare un accordo con l’azienda. Giovedì 27 ci sarà un nuovo incontro nella sede della Federlazio, al quale saranno presenti tutte le parti coinvolte: società, sindacati, lavoratori. Solo dopo quel giorno si saprà con esattezza quale sarà il destino non solo dei 75 dipendenti, ma di un altro pezzo storico dell’industria di Pomezia che, come tante altre aziende, vuole lasciare questo territorio dopo averne preso i maggiori benefici possibili.