Anche “Il Corriere della Città” ha ricevuto una precisazione da parte della Sigma Tau. Dopo la pubblicazione dell’articolo “SIGMA TAU, IL GIORNO DOPO LA DENUNCIA”, la dott. Anna Pirtali ha comunicato quanto segue, partendo dal pezzo pubblicato ieri da “Il Fatto Quotidiano”: “Con riferimento all’articolo pubblicato su “il Fatto Quotidiano” il 19 febbraio 2012 a firma del Sig. Salvatore Cannavò, il gruppo Sigma-tau respinge totalmente la ricostruzione dallo stesso artatamente presentata al fine di collegare l’attuale cassa integrazione straordinaria di alcuni dipendenti con una presunta evasione in paradisi fiscali che certamente non esiste. Contrariamente a quanto sostenuto in modo del tutto arbitrario nel citato articolo, infatti, Madeira non è assolutamente un c.d. “paradiso fiscale” tanto da non essere incluso nella lista dei paradisi fiscali predisposta dal Ministero delle Finanze (cfr. D.M. 21 novembre 2001). Il regime fiscale di favore di cui gode Madeira è temporaneo e autorizzato dalla Commissione Europea e costantemente monitorato da quest’ultima e, soprattutto, non garantisce forme di anonimato bensì un regolare scambio di informazioni con le autorità fiscali italiane. Inoltre, come confermatoci dallo Studio Tributario e Societario Deloitte che assiste il Gruppo in relazione all’accertamento fiscale in oggetto, il processo verbale di constatazione redatto dall’Agenzia delle Entrate afferma che su Madeira sarebbe stato eventualmente spostato un reddito di 3,7 milioni di euro che se confrontato con il fatturato 2007 derivante dalla vendita di prodotti farmaceutici pari a circa 474 milioni di euro (e non a 20 come ancora una volta erroneamente affermato) ne rappresenterebbe appena lo 0,8%. La maggior parte della contestazione (pari a 7,8 milioni che rappresenta a sua volta appena l’1,6% del fatturato totale) riguarderebbe, dunque, l’eventuale spostamento di reddito in stati quali la Francia, la Germania, il Regno Unito, la Spagna, l’Olanda e gli USA che certamente non possono essere considerati alla stregua di paradisi fiscali. Non meno importante è poi considerare il fatto che la consociata di Madeira è controllata dal gruppo italiano e che, pertanto, gli utili da questa conseguiti possono o essere reinvestiti in attività industriali ovvero distribuiti alla controllante italiana e da questa, quindi, tassati in Italia. Da quanto sopra emerge in modo chiaro ed evidente che non vi è stata e non vi è alcuna architettura fiscale finalizzata all’evasione di imposte. Il gruppo Sigma-tau, inoltre, ha sempre agito in un’ottica di trasparenza e di collaborazione con le autorità fiscali italiane tanto da aver predisposto un apposito studio sulle transazioni con le consociate estere fornendo tutte le informazioni e i dati ad esse relativi, ancor prima che questo fosse normativamente previsto. Vale, infine, precisare che le contestazioni mosse dall’Agenzia delle Entrate sono basate su dati di natura statistica frutto di assunzioni e semplificazioni e che in quanto tali non possono certamente costituire una prova certa, bensì solo un’ipotesi che dovrà poi reggere in sede di contraddittorio e/o di giudizio. Sigma-tau si rivarrà in ogni opportuna sede in difesa della propria onorabilità e diffida chiunque dal riportare tali fatti in maniera distorta”.
Image Building Ufficio Stampa Gruppo sigma-tau
Risponde il direttore de “Il Corriere della Città”
Nell’articolo pubblicato “SIGMA TAU, IL GIORNO DOPO LA DENUNCIA” non si parla di paradisi fiscali, ma si citano esclusivamente le aliquote di tassazione applicate dal Governo portoghese a Madeira. Vengono inoltre riportate parti emerse nell’inchiesta giornalistica mandata in onda da Rai 3, senza alcuna aggiunta, anzi, per motivi di spazio non sono stati inseriti nell’articolo i particolari e gli interventi invece registrati nel programma “Presadiretta”. Noi riportiamo i fatti, ed è un fatto che esista un “Processo verbale di constatazione” e che nel corso della trasmissione siano stati forniti alcuni dati inerenti allo spostamento di reddito. Ringraziando per le precisazioni fatte dall’azienda, saremmo ben felici di aver sbagliato tutto – e credo che lo sarebbero anche i colleghi di testate molto più importanti di questa – e vedere tutti i cassaintegrati rientrare al loro posto di lavoro per riprendere quella produzione che ha portato la Sigma Tau a poter vantare un’eccellenza che sarebbe davvero un delitto venisse persa.