ISCRIZIONI SCOLASTICHE: OCCHIO AI “CONTRIBUTI VOLONTARI” SPACCIATI PER OBBLIGATORI
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Figli ignari che portano a casa moduli da compilare con, solitamente in caratteri più piccoli, gli importi da pagare per potersi iscrivere all’anno successivo della scuola che frequentano o che frequenteranno. Importi molto bassi per quanto riguarda quelli obbligatori, più alti – arrivano a circa 90 euro – per contributi scolastici per il potenziamento delle attività formative. Peccato che la formula con cui vengono posti facciano pensare, soprattutto ai ragazzi, che poi convincono i genitori, che siano soldi da versare necessariamente per poter frequentare la scuola. Contro questa pratica scorretta, a quanto pare abituale tra tutte le scuole, è intervenuta anche la Delegazione di Pomezia dell’Unione Nazionale Consumatori, che ha segnalato diversi comportamenti non trasparenti e poco corretti al MIUR, che ha risposto con la Circolare allegata. “Poiché entro il prossimo 23 marzo scade il termine per le iscrizioni – ha spiegato Daniele Autieri, responsabile della sede pometina – si ritiene utile che una ulteriore informazione alle famiglie sia necessaria, poiché sono continuate a pervenirci le segnalazioni e le proteste di genitori ai quali è stata ribadita l’obbligatorietà della contribuzione adducendo come alibi che la decisione è stata presa dal Consiglio d’Istituto”. Dopo la segnalazione fatta al Ministero, questo ha inoltrato una circolare, indirizzata ai Dirigenti ed ai Direttori delle istituzioni scolastiche, oltre che alla D.G. per la politica finanziaria e per il bilancio, nella quale si fanno presenti le segnalazioni di irregolarità da parte di famiglie ed associazioni, che denunciano la prassi di alcune istituzioni scolastiche di considerare come obbligatori i contributi deliberati dal Consiglio d’Istituto e di pretenderne il versamento all’atto dell’iscrizione. Il Ministero ricorda il principio dell’obbligatorietà e della gratuità dell’istruzione fino al terzo anno della scuola secondaria superiore: nessuna ulteriore capacità impositiva viene riconosciuta dall’ordinamento a favore delle scuole, i cui consigli d’istituto, pur potendo deliberare la richiesta alle famiglie di contributi di natura volontaria non possono imporre gli stessi.