Nel caso che vogliamo raccontarvi oggi, pare che in giurisprudenza basti pentirsi, chiedere scusa, per poter ottenere un concreto riconoscimento delle attenuanti per un delitto, anche se il reato commesso è avvenuto nei confronti di una vittima particolarmente fragile, come ad esempio la paziente di un ospedale. Anche se il reato è di violenza sessuale.
Roma. Violenza sessuale dal fisioterapista, la paziente lo denuncia: condannato a oltre 2 anni
Violenza sessuale in ospedale su una paziente psichiatrica
Insomma, chiede scusa alla sua vittima, la paziente, dopo la violenza sessuale, e così il giudice gli garantisce lo sconto di pena. A sancirlo, nero su bianco, la la Corte di Cassazione in una sentenza emessa il 25 ottobre scorso dalla terza sezione penale. La vicenda, nello specifico, si riferisce al reato commesso da un infermiere, uomo di 67 anni, il quale al tempo si trovava in servizio presso il reparto di psichiatria di un ospedale abruzzese. Durante il suo servizio, ”in violazione dei doveri dell’esercizio della funzione di infermiere” – questa sarebbe stata l’eventuale aggravante nei suoi riguardi – il soggetto sarebbe stato completamente travolto dai piaceri della carne, dimenticandosi completamente del ruolo professionale svolto all’interno dell’ospedale, ma soprattutto dimenticando le volontà della sua paziente, che in quel momento era ricoperta di elettrodi per la seduta.
Si pente, e la Cassazione gli riduce la pena
Di fatto, il soggetto, dopo la denuncia, era stato condannato dal tribunale di Lanciano per aver baciato e anche palpeggiato alla sua sua vittima, paziente stesa sul lettino, il seno, mentre aveva gli elettrodi sul corpo. Come ricostruito dal Messaggero, nel giorno del 18 gennaio 2022, la corte d’Appello de L’Aquila, in parziale riforma della sentenza di primo grado aveva concesso uno sconto di pena, con la riqualifica successiva della condanna a tre anni e quattro mesi, proprio perché, a quanto pare, l’imputato si era pentito dell’atto commesso. In tal senso, i giudici, in quella occasione, dopo il pentimento dell’uomo ”vittima” delle voluttà della carne, avevano ravvisato la prevalenza dell’attenuante della “minor gravità”, una prevalenza sottolineata rispetto all’eventuale aggravante per cui il reato era stato commesso “in violazione dei doveri dell’esercizio della funzione di infermiere addetto al reparto dove la persona era ricoverata”.
(Foto da archivio)
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