Più che una spy-story, un racconto comico dove s’illude una ragazza di essere una 007. E’ quello che è accaduto a Siracusa, dove un poliziotto innamorato ha fatto credere a una giovane interprete di essere un’agente segreto. Con la complicità di un collega di reparto, hanno fatto credere alla donna di essere attiva in un contrasto alle attività di criminalità internazionale, azioni anti-terrorismo e soprattutto iniziative contro le sette sataniche.
La storia della 007
La storia del grosso inganno inizia in Sicilia, dove Vera, la donna vittime delle bugie, va lì per un’offerta di lavoro. La donna è una traduttrice di russo, ucraino e inglese, che si va lì come interprete per la Polizia di Stato. A Siracusa però trova un poliziotto che s’invaghisce di lei, che per non perderla di vista decide di montarle una realtà dove la stessa ragazza è un agente 007. L’uomo risulta credibile nel proprio racconto, in quanto è assistente capo del Commissariato locale. In più, ha la complicità di un collega che gli tiene gioco.
Le crea il fittizio team “Argo”, dove la donna è un’analista strategica itinerante e attiva nel contrasto ad attività terroristiche e sataniche. Un racconto da Oscar per il poliziotto, non fosse tragicomico, con lo stesso agente che arriva addirittura a interpretare il ruolo di sacerdoti, colonnelli militari e terroristi camuffando la voce per telefono. A illudere la ragazza 38enne, anche il Vice commissario 60enne, rinomato a Siracusa per operazioni volte al contrasto degli sbarchi clandestini.
L’inganno viene fuori quando Vera decide di troncare la relazione amorosa con l’assistente capo del Commissariato di Siracusa, che per non far venire la storia a galla, decide d’installarle un software per rimuovere messaggi compromettenti: lui gli racconta che lo fa per tutelarla da ex fidanzati violenti e una setta satanica che potrebbe farle del male, ma la ragazza non ci casca più. L’uomo non calcola che la donna è sorella di un’agente dei Carabinieri, che sentita la storia denuncia i due poliziotti con l’aiuto dell’associazione “Bon’t worry”, con i due agenti siciliani che rischiano il processo per stalking e falso, dopo la chiusura delle indagini a Arezzo.
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