HERLA ITALIA: CONTINUA LA PROTESTA
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Sciopero della fame: è quello che minacciano i 30 dipendenti del call center della Herla Italia di via Campobello, insieme ai colleghi, una decina, della società “Serviti”, la quale si occupa del controllo qualità proprio per la Herla, se l’azienda non verserà, come intimato dal Sindaco di Pomezia Enrico De Fusco, mille euro per ogni lavoratore entro domani alle 10:00. Tutti i lavoratori ormai da un anno sono senza stipendio, contributi previdenziali ed assegni familiari ed ora rischiano anche il licenziamento per chiusura dell’attività. Da quattro giorni la protesta avviene sul tetto dell’azienda, dove sono salite anche due donne in stato interessante (ovviamente neanche la maternità viene pagata), monitorate da terra da assistenti del 118, mentre la notte il presidio si sposta davanti ai cancelli dell’azienda. Azienda che, alle richieste dei lavoratori, ha risposto proponendo il pagamento di una cifra compresa tra i 600 e gli 800 euro per ogni lavoratore, da versare il 20 ottobre, data di inizio della conciliazione monocratica. Ma gli 800 euro sono diventati all’improvviso 250, da dare oltretutto solo alla metà del personale. Un’offerta umiliante per il lavoratori, che attendono il saldo di un anno di lavoro non retribuito se non con piccoli acconti. “Ed anche quelli non sono mai stati puntuali – chiariscono i lavoratori – I contributi non ci vengono versati dall’ottobre dello scorso anno e da novembre i pagamenti degli stipendi sono stati congelati. Fino a marzo del 2010 eravamo 400 lavoratori, ora siamo rimasti una trentina, tra i licenziamenti per giusta causa, cause di mobbing e dimissioni volontarie”.\n\nI lavoratori e le lavoratrici restano quindi in assemblea permanente all’interno dell’azienda e si dichiarano pronti ad azioni più forti se domani l’azienda non darà le prime risposte concrete. “I lavoratori stanno portando avanti una lotta coraggiosa e dura pur di far conoscere la loro terribile vicenda”, ha dichiarato Giuseppe Cappucci, segretario generale della Cgil-Cdlt di Pomezia-Castelli-Colleferro-Subiaco. “Sono pronti ad altre azioni, compreso lo sciopero della fame, se domani non ci saranno segnali volti a sbloccare la situazione, l’azienda deve dare delle risposte”. Per Katia, una delle lavoratrici del call center, “siamo persone disperate, ma questa disperazione ci sta rendendo ancora più forti, non intendiamo mollare o accontentarci di briciole. Siamo pronti ad iniziare lo sciopero della fame se domani non succede nulla”. “La condizione di esasperazione delle lavoratrici e dei lavoratori del call center Herla di Pomezia è al limite, i lavoratori sono da circa un anno senza stipendio e non vedono alcuna prospettiva positiva per il loro futuro lavorativo – chiariscono i sindacati – noi chiediamo per i lavoratori il pagamento degli arretrati, condizione indispensabile per poter mandare avanti la propria vita e quella delle loro famiglie. Poi è necessario aprire una trattativa seria e serrata per capire il futuro dell’azienda e ristabilire una correttezza contrattuale e di rapporti con i lavoratori, i cui diritti sono stati in questi mesi ignorati”. Anche il consigliere regionale del PD D’Annibale ha voluto esprimere la propria solidarietà ai lavoratori. “La situazione trovata in questa azienda è incredibile: in un anno oltre 300 unità in meno senza un licenziamento, solo dimissioni volontarie: ci sarà un motivo! E’ rimasto personale quasi tutto femminile. Ho visto donne davvero arrabbiate, che camminavano sui cornicioni, avevano bottiglie di benzina in mano e minacciavano gesti eclatanti”. Sembra che l’azienda in pochi anni abbia cambiato 15 volte nome e ragione sociale, come nel classico gioco delle “scatole cinesi”. Comune, Provincia e Regione si sono messi a fianco dei lavoratori, insieme ai sindacati, per cercare di risolvere quello che sembra un problema davvero irrisolvibile.\n\nMauro Valentini