“Avevo problemi di salute mentale ed economici. Ero giovanissima. E ho deciso di abortire”. Queste le parole dell’influencer, attivista e modella Giorgia Soleri che, durante la presentazione del suo primo libro ‘La signorina Nessuno’, ha deciso di condividere. Una storia triste, pesante e sicuramente non facile. Una storia che tantissime donne hanno già vissuto e che, purtroppo, alcune, rivivranno.
‘Sono stata aggredita perché ho deciso di abortire’
In un’intervista al Corriere della Sera Giorgia ha raccontato di essere stata male, veramente male, quando ha dovuto ‘lottare’ con il mondo sanitario. Il percorso previsto per le donne che decidono di abortire ‘è duro’ e ‘faticoso’. La scelta di voler interrompere la gravidanza era consapevole e volontaria. Nonostante questo, racconta, ‘sono entrati nella mia vita privata in modo crudele e pesante’.
“Sono andata in consultorio in Brianza e sono stata aggredita dalla ginecologa, che mi sgridò dicendo che noi giovani facciamo sesso senza precauzioni e usiamo l’aborto come contraccettivo, senza sapere nulla della mia storia”.
La prassi per abortire
La modella ha raccontato poi che la prassi prevede che un’assistente sociale inizi un’indagine sulla famiglia per cercare eventuali traumi che spieghino il motivo dell’aborto. ‘Sono state fatte domande violente e invadenti a cui non volevo rispondere, l’aborto è un diritto’.
Per sette giorni non puoi abortire, come se fosse un ‘castigo‘. ‘Ti permetto di fare questa cosa ma devi pensarci prima. Se hai il coraggio, ok’. Secondo le dichiarazioni quindi, la donna è costretta ad uno stress psicologico ai massimi livelli dove il senso di colpa aumenta di giorno in giorno.
“Ci sono donne che abortiscono senza senso di colpa, è ingiusto obbligarle a vivere questa esperienza in modo traumatico quando è possibile accompagnarle. Piuttosto di un colloquio con l’assistente sociale, proporrei delle sedute di psicoterapia”.