Gianni Bernardo riporta in scena “La casa dei silenzi”, martedì 26 maggio ore 20,45 al Teatro delle Muse in Via Forli 45 Roma.
L’opera liberamente ispirata a “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello e a testi dello stesso attore-autore, è uno spettacolo apprezzato dal pubblico (più di 100 repliche) e definito dagli addetti ai lavori“un piccolo capolavoro”.
Un nuovo allestimento, con altra ambientazione, la storia arricchita di nuove pagine, reinventata in un luogo immaginifico che coniuga memoria e immaginario.
Il nuovo impianto va oltre la dimensione intima e confidenziale della prima messa in scena (in una abitazione dismessa) e decide una iconografia più teatrale e scenografica, con nuove invenzioni, un finale inedito e un testo quasi raccontato.
Con questa opera, Bernardo reinventa quel piccolo gioiello della letteratura italiana, lo smembra in parte per poi ricostruirlo in un complesso e giocoso monologo adoperando in alcuni momenti il caldo e musicale dialetto pantesco e coinvolgendo personalmente il pubblico.
Ma qualche domanda ci farà conoscere ancor più l’attore apriliano.
Quando ha cominciato a recitare? “Era il 1976, l’anno in cui è nata la Compagnia Teatro Finestra, dalle ceneri della Filodrammatica della Simmenthal. Avevo già fatto piccole esperienze recitative, ma il vero debutto è stato il 9 dicembre del 1977 al Teatro Europa di Aprilia con “Tre scimmie nel bicchiere” di Mario Moretti, prodotta dal Teatro Finestra, lavoro con il quale la nostra compagnia ha girato in tutta Italia.
Lei proviene da Pantelleria e i suoi spettacoli sono in prevalenza in dialetto, questo perché le piace fare sentire la voce dell’isola? “Sono venuta ad abitare ad Aprilia nel 1968, conservo ancora il biglietto del treno Trapani-Roma. Ho scritto e rappresentato molti spettacoli in “lingua pantesca”, spesso “impastato” con l’italiano, perché, oltre ad essere nella mia natura, si presta molto al teatro. Non ho mai pensato di “esportare” Pantelleria attraverso i miei spettacoli, sarebbe pretenzioso, ho solo adoperato il pantesco perché è nelle mie corde e perché è un dialetto assai duttile che mi consente di manifestare e trasmettere “senza deviazioni”. Camilleri dice “Di una data cosa il dialetto ne esprime il sentimento; della medesima cosa la lingua ne esprime il concetto”. Ma non scrivo e recito solo in pantesco. Le produzioni del Teatro Finestra sono in lingua e il mio nuovo lavoro è interamente in italiano.
Cosa ci può dire di questo spettacolo alla 100° replica? Cosa l’ha ispirato a scriverlo?
“Erano gli anni ‘80. Ospite (con la Compagnia Teatro Finestra) della Rassegna “Teatro Proposta” al Teatrino della Villa Reale e al Teatro Manzoni di Monza, Silvio Manini, regista e drammaturgo, nelle lunghe nottate attorno ad una bottiglia di grappa, vittima illustre delle nostre “chiacchiere teatrali”, mi ripeteva spesso “Tu devi interpretare L’uomo dal fiore in bocca…”, e mi descriveva la scena: una sorta di soppalco montato pochi centimetri sopra la testa degli spettatori ad uno dei quali l’attore si rivolgeva d’improvviso con piglio “gasmaniano”: “Lei, egregio signore, ci ha la morte addosso…”. Era evidente che, al di là, della mia presunta bravura di attore, facesse riferimento alla mia matrice siciliana.
Poi, intorno al 2008, mi sono ricordato delle sue reiterate parole. E’ così ho deciso di studiare “L’uomo dal fiore in bocca”, a cui mi sono ispirato per scrivere “La casa dei silenzi”, dove ho traslocato una buona parte del testo pirandelliano, riscrivendo alcuni passaggi in dialetto pantesco. Prossimi impegni? “Dopo “La casa dei silenzi” a Roma (a luglio uscirà il DVD dello spettacolo), anteprima del mio nuovo lavoro teatrale (in lingua) a Pantelleria ad agosto, debutto ufficiale a Milano a ottobre, ad Aprilia tra novembre e dicembre.
Gianni Bernardo chiude a Roma al Teatro delle Muse portando in scena “La casa dei silenzi” per l’ultima volta. Una occasione imperdibile per chi ancora non ha visto lo spettacolo.
Marina Cozzo
Gianni Bernardo, ultima replica de “La casa dei silenzi” al Teatro delle Muse di Roma
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