Il copione sembra quello di un film, protagonista una banda che piazzava furti nelle gioiellerie più lussuose di tutta Italia, dandosi alla fuga col bottino letteralmente in tasca, perlopiù anelli di gran valore. È la vicenda che accomuna tre malviventi che negli ultimi mesi avevano preso di punta le vetrine più eleganti di città come Viterbo, Firenze, Milano e Chiusi Scalo, in provincia di Siena.
Nessun tentativo di scasso, nessun’arma puntata contro il titolare del punto vendita. Semplicemente savoir faire, gentilezza e cortesia che hanno tratto in inganno i gioiellieri di mezz’Italia derubandoli della merce più preziosa. Così i tre ladri hanno puntato tante gioiellerie, mettendo a segno colpi da 60mila euro complessivi. Le denunce dei proprietari dei negozi però, hanno permesso di risalire ai Bonnie e Clyde nostrani.
Si fingono nobili sudamericani e derubano le gioiellerie da Nord a Sud
A varcare la soglia di alcune delle gioiellerie più lussuose d’Italia tre colombiani, che puntualmente si spacciavano per facoltosi nobili del Sud America. Una volta messo piede nel negozio, si destreggiavano con eleganza e cortesia chiedendo ai titolari del negozio di vedere anelli e gioielli preziosi.
Tra una chiacchiera e gli escamotage per distrarre il negoziante, ecco che dalla vetrina scompariva la merce. Questa la strategia che la banda ha utilizzato per esempio a Viterbo, dove erano riusciti a portar via un anello da 17mila euro e intascarselo letteralmente. Ma i furti sono avvenuti in altrettante gioiellerie a Firenze, Milano e a Siena, zona Chiusi Scalo, sempre con il medesimo stratagemma: due persone intente a scegliere e distrarre il personale, una che si fionda sulle vetrine. A Chiusi, avrebbero piazzato un colpo da 7mila euro, a Firenze e Milano da 33mila euro.
Arrestati i due ladri colombiani delle gioiellerie: ricercato ancora il terzo
La denuncia è partita proprio da Viterbo, la prima gioielleria che i tre ladri avevano puntato durante le loro scorribande, ma tutti i gioiellieri vittime non avrebbero avuto problemi a riconoscerli. La Procura di Viterbo, così, ha cominciato a muoversi sulle loro tracce. Grazie a un’impronta digitale è stato possibile identificare i soggetti, dopodiché i poliziotti e magistrati viterbesi, in una caccia all’uomo simil poliziesco, sono risaliti tramite gps anche all’auto con cui i tre si davano alla fuga dopo i colpi delle gioiellerie.
L’auto, puntualmente, veniva parcheggiata nei pressi del negozio. In manette sono finiti così un uomo di 47 anni e una donna di 38, entrambi colombiani, per cui il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere. La terza persona è ancora a piede libero ma si pensa possa essere una donna.