Oggi è il Giorno del Ricordo in memoria di migliaia di italiani gettati nelle foibe tra il 1943 e il 1945 in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia. Oggi, infatti, si ricordano le migliaia di persone vittime della pulizia etnica da parte dei partigiani comunisti jugoslavi di Tito. Migliaia di persone furono gettate nelle foibe, le cavità carsiche tipiche del territorio istriano, senza tener conto di età, sesso e religione. Questa giornata, istituita nel 2004, dopo tantissimi anni di silenzio, serve a ricordare le vittime di quel genocidio, una delle pagine più tristi e dolorose della storia italiana. La violenza esplose subito dopo l’armistizio firmato dall’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, l’8 settembre del 1943, quando i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e i civili italiani, considerati possibili oppositori del regime comunista e dell’annessionismo jugoslavo. Secondo le fonti più accreditate le vittime furono almeno 5000, ma alcuni storici parlano di oltre diecimila persone uccise barbaramente. I nemici erano gli italiani che abitavano quelle terre, non solo fascisti, ma tutti coloro che volevano difendere la comunità italiana. Le violenze non risparmiarono nessuno, furono uccisi infatti partigiani e membri del comitato di liberazione nazionale, tutti coloro che erano contro il suo progetto di annessione di quei territori. Nelle foibe vennero quindi gettati indistintamente uomini, donne, anziani e bambini senza alcuna distinzione religiosa o politica.
Celebrazioni e convegni in molte città d’Italia per rendere omaggio alle vittime delle foibe e agli esuli giuliano dalmati.
“Il Parlamento con decisione largamente condivisa ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato le vittime delle foibe e l’esodo degli italiani giuliano -dalmati nel corso del Giorno del Ricordo, celebrato a Montecitorio. “Per troppo tempo – ha aggiunto il Presidente – le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia”.
Alla celebrazione è intervenuta anche il presidente della Camera Laura Boldrini, che ha parlato di “un debito” italiano verso le vittime e “di una violenza brutale” rispetto alla quale “dobbiamo assumerci la responsabilità di aver negato o teso a oscurare la verità”.
Il premier Matteo Renzi ha ricordato le vittime delle foibe con un messaggio su Twitter: “Onoriamo il #giornodelricordo per non dimenticare l’orrore delle Foibe e il dramma dell’esodo che toccò a tanti nostri connazionali”.
Insieme al Capo dello Stato e alla presidente della Camera Boldrini ha reso omaggio alle vittime anche il ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini: “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale ‘Giorno del ricordo’ al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”, si legge nel testo della legge istitutiva.
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha commentato il dramma dell’esodo vissuto dalla sua famiglia: “Quello delle foibe è stato un genocidio dimenticato per troppo tempo dalla storia ufficiale”ha detto Lorenzin. “Io che, per le origini di mio padre, questa storia l’ho imparata in casa dai racconti di chi l’ha vissuta so che non ci potrà mai essere un risarcimento materiale che ripaghi per quanto accaduto. Ma dobbiamo restituire alla storia la verità sulle foibe, sulla storia degli italiani dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia” aggiunge il ministro della Salute.
A Roma intanto è stata deposta una corona di fiori all’altare della Patria dal sindaco Ignazio Marino. “Quello delle foibe è un altro capitolo drammatico della storia del ‘900 e anche questa tragedia orribile e quasi incomprensibile deve essere ricordata e trasmessa ai nostri ragazzi, ai nostri figli e ai nostri nipoti” ha detto il sindaco di Roma.
Massimiliano Gobbi