Come già successo a Torpignattara i cittadini esasperati ora si giocano la carta delle vie legali. E come biasimarli, d’altra parte. Non c’è mai stata una chiara volontà politica (a questo punto è il caso di dirlo) di risolvere alla radice e in maniera strutturale il nodo rifiuti a Roma. Una criticità sedimentata, che costringe i residenti a vivere circondati da immondizia e sopportare i vuoti annunci permanenti delle varie amministrazioni che si succedono. I refrain li conosciamo a memoria. Una valanga di accuse e scuse, ad oltranza, e la situazione rimane sempre la stessa. Come sempre uguale rimane la bomba sanitaria in essere a scapito della cittadinanza. Non ultimo anche il problema psicologico, che non si cita mai. Che umore deve avere un cittadino ad osservare in maniera perpetua le brutture causate dalla presenza di rifiuti di ogni tipo ovunque? Ebbene, ora anche il quadrante meridionale della Capitale è sul piede di guerra e una miriade di mail indirizzate a Campidoglio, Ama e Asl Roma 2 via Pec sta reiterando una protesta, anch’essa permanente.
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Una emergenza ambientale perpetua
Al degrado ordinario si aggiunge ciò che viene denominato ‘turismo della monnezza’ e che vede residenti provenienti da altri quartieri, e addirittura da Pomezia, recarsi da Spinaceto a Tor de’ Cenci, al fine di scaricare i propri rifiuti. Sono centinaia le foto inviate presso gli organi competenti a documentare una situazione ormai strutturale, ma sembra che la politica da quell’orecchio non ci senta. E allora si prova ad urlare all’orecchio delle vie legali, sia mai che qualche risultato si possa raggiungere. “Abbiamo presentato con i nostri legali una diffida nominativa e invitiamo i cittadini a procedere per dare risonanza alla nostra iniziativa. Ai cittadini e agli amici che nelle ultime settimane ci stanno scrivendo per documentare la difficile situazione dei rifiuti rispondiamo promuovendo una iniziativa popolare che potrebbe avere buone probabilità di successo visto che ci muoviamo nel solco delle sentenze già emesse da Tribunali e Tar“. Questo si legge nella nota diffusa dai Comitati locali.
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Le mail di diffida
Successivamente alla diffida inviata dai comitati di zona si richiede ai singoli cittadini di inviare “una Pec all’indirizzo di Ama, del Comune di Roma (assessorato all’ambiente e ciclo dei rifiuti) e della Asl di competenza“, sulla base del testo standard redatto e diffuso dai cdq. Che spiegano anche le modalità: “Dovete allegare foto con cumuli di rifiuti, inquadrando anche i cassonetti e dando indicazione estesa della data, dell’ora e del luogo della foto, identificando bene il nome della via“. Almeno due foto a corredo delle segnalazioni con la richiesta in evidenza di “avviare tutte le iniziative necessarie per eliminare l’attuale stato di degrado e rischio per la salute pubblica, incrementando ed efficientando il servizio e le risorse addette alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti”.