Rieti, problemi nel carcere: un detenuto si scaglia contro l’agente di custodia. La denuncia di Uspp per una maggiore tutela condivisa.
Rieti, problema carceri. Il sovraffollamento italiano si riflette anche nei Comuni del Lazio. L’Uspp denuncia l’aggressione da parte di un detenuto straniero all’agente di custodia. La situazione non è nuova alle autorità: il soggetto aveva già dato problemi qualche settimana fa presso il carcere di Regina Coeli.
A fronte di questo s’inserisce un’altra questione: quella che porta alla mole di persone presenti negli istituti di pena. Il Segretario Regionale della Polizia Penitenziaria, Daniele Nicastrini, non solo espone le criticità presenti nel sistema penitenziario regionale e italiano, ma chiede formalmente di ridurre in maniera netta la popolazione detenuta nel carcere di Rieti.
Detenuto aggredisce l’agente di custodia: paura nel carcere del reatino
Attualmente la casa circondariale presenta un sovraffollamento del 140%. Inoltre c’è un problema di risorse umane: gli agenti disponibili sono sotto organico di 70 unità. Quelli che lavorano non vengono pagati adeguatamente: si trovano costretti a coprire più turni per mancanza di personale, straordinari che non vengono pienamente riconosciuti.
Esiste un dislivello fra ore lavorate e salario percepito, a fronte di maggiore rischio. I numeri sono un problema anche in Italia: lo Stivale nel 2023 ha registrato ben 42 aggressioni gravi al personale di sorveglianza. Battuto il record dell’anno prima, quando le ritorsioni contro il personale autorizzato si erano fermate a 39.
Sistema penitenziario al collasso
In riferimento solamente ai casi registrati. La violenza sorda, invece, presenta numeri ancora più importanti: una piaga sociale direttamente correlata a un bacino d’utenza crescente che si scontra con strutture fatiscenti. L’ultimo report di Antigone testimonia un quantitativo di detenuti in aumento: circa 60.000 persone in tutto lo Stivale per un sovraffollamento pari al 117%.
10.000 persone in più dei posti attualmente a disposizione. Questo fa sì che le strutture – già fatiscenti di per sé – debbano fronteggiare una “bolla” sempre più grande: le carceri attuali sono state, in larga parte, costruite intorno al 1950. Storico che riguarda soltanto il 31,4% degli istituti di pena presenti sul territorio nazionale.
A rischio la sostenibilità
La restante parte risale al 1900. Più di un secolo di stallo descrive un sistema penitenziario incancrenito che offre celle di 3 mq massimo per persona detenuta. Situazioni limite che vanno contro l’articolo 3 della convenzione europea dei Diritti dell’Uomo rispetto ai trattamenti da considerarsi “inumani e degradanti” per la sopravvivenza.
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A maggior ragione la Polizia Penitenziaria è pronta a mobilitarsi: Nicastrini, nel comunicato ufficiale, non esclude una mobilitazione pubblica. Il caso nel carcere reatino riapre ferite ancora aperte che nessuno ha avuto tempo e modo di sanare, ma per le autorità competenti è giunto il momento di una svolta. Non è più possibile procrastinare: bisogna agire, prima che i rischi diventino più delle possibilità.