Secondo De Fusco sono tre i punti cardine su cui bisogna lavorare: il primo riguarda la prevista vendita delle municipalizzate dei servizi pubblici locali. “Successivamente alla manifestazione di protesta che si è svolta a Milano lunedì scorso –ha dichiarato – il Governo ha dimostrato un’apertura nei confronti degli Enti locali che lottano per difendere le economie dei propri territori e quindi il benessere dei cittadini, auspicando un dimezzamento dei tagli ai Comuni, ma non basta. Il Governo vorrebbe porre un tetto massimo di 900 mila euro annui per quanto riguarda il conferimento dei lavori “in house”: ciò significa consegnare ai privati attività che potremmo far gestire alla Pomezia Servizi. Questo, vanificando tutti i nostri sforzi, metterebbe quindi in discussione il grosso lavoro che abbiamo fatto affinché la Pomezia Servizi diventasse una SpA con socio unico il Comune di Pomezia”. Su questo punto si è espresso anche il Presidente dell’Anci. “In questa fase economica obbligarci a vendere le nostre aziende vorrebbe dire obbligarci a una svendita, perciò chiediamo almeno di avere un anno di tempo per adempiere a questo provvedimento”, ha dichiarato Osvaldo Napoli.
La seconda questione importante riguarda il maggior carico che i Comuni dovranno sopportare, che attualmente ha un peso complessivo di 6 miliardi e 700 milioni. “Il taglio di un miliardo e settecento milioni previsti dall’attuale manovra – ha dichiarato De Fusco – andrebbe a modificare in ribasso il patto di stabilità interno ai Comuni, mettendoli ancora di più in difficoltà con bilanci già di difficile gestione. Vorremmo quindi che si proceda con una revisione complessiva del Patto di stabilità”.
L’ultima è invece il mancato trasferimento agli Enti Locali di 1 miliardo di finanziamenti.
“Abbiamo chiesto – ha spiegato il Sindaco di Pomezia – il completo stralcio dell’art. 16 della manovra, con conseguente restituzione dell’autonomia ai Comuni sull’organizzazione dei servizi e la gestione delle partecipazioni. Il Governo, attraverso quell’articolo, taglierebbe entrate assolutamente necessarie alla sopravvivenza dei Comuni, che già adesso possono contare su pochi finanziamenti e su minori entrate derivanti dalle imposte dirette, e nel contempo sono gli Enti che devono fornire più servizi ai cittadini. Serve quindi un passo indietro da parte dell’Amministrazione Centrale, altrimenti io per primo, ma tanti altri colleghi la pensano come me, riconsegnerò la fascia tricolore e le chiavi della città al Governo”.