Emergono nuovi particolari sull’operazione svolta nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza di Pomezia. Gli agenti, partendo da un controllo su un drone che stava sorvolando la campagna pometina, pensando a possibili risvolti legati a un attacco terroristico hanno effettuato minuziosi controlli, arrivando a scoprire un fiorentissimo commercio di droni da guerra sviluppati e costruiti a Pomezia e destinati agli Emirati Arabi e non solo: erano infatti in corso anche trattative anche con Usa, Qatar e Libano.
Un vero e proprio “affare internazionale” con base a Pomezia, dove era stata creata una società srl proprio con lo scopo di vendere armamentario da guerra senza ovviamente informare del traffico il Ministero degli Esteri.
A rivelare ulteriori particolari rispetto a quanto fatto sapere dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza è Il Fatto Quotidiano, che entra nei dettagli facendo nomi e cognomi di arrestati, indagati, persone coinvolte e aziende.
I due arrestati, come rivela appunto Il Fatto, sono Patrick Eugster – committente svizzero del “drone-ranger”, un sistema di difesa antidrone che sarebbe dovuto servire agli Emirati Arabi Uniti per proteggere l’aeroporto di Dhafra ad Abu Dhabi e gli spazi adiacenti alla centrale nucleare di Barakah – e uno dei suoi sodali italiani, Riccardo Mereghello.
Risultano soltanto indagati i titolari della di una società di elettronica di Pomezia, R. A. e P. I. (oltre al dipendente A. I., fratello di P.I.), che insieme a Eugster avevano fondato la società “di scopo” Scg Srl, ai quali si aggiunge il collaudatore R. B.
“Ironia della sorte – si legge sul Fatto Quotidiano – a scoperchiare il vaso di pandora la collaborazione con la Guardia di Finanza di un altro commerciante di armi, Andrea Pardi, accusato lo scorso anno di aver venduto elicotteri da guerra in Libia e in Iran e noto alle cronache per i suoi legami anche politici“.
COME AVVENIVA IL COMMERCIO
“Con l’esecuzione delle misure cautelari sono state anche interrotte le operazioni commerciali illegali, con contratti già sottoscritti per circa 3.600.000 euro, nonché ulteriori accordi in fase di definizione per la protezione di siti strategici, del valore di 36 milioni di euro, tali da risultare un business di livello mondiale, con numerosi ulteriori clienti, già interessati a sottoscrivere accordi di fornitura, e progetti in fase di costante aggiornamento. Sono stati rilevati plurimi contatti con primari istituti di credito nazionali e stranieri, nonché con aziende multinazionali, per ottenere fideiussioni bancarie finalizzate alla sottoscrizione di molteplici contratti in campo militare nel medio oriente”, fa sapere la Guardia di Finanza.
Ma ecco cosa accadeva nel dettaglio.
La ricostruzione dei fatti da parte del giornalista del Fatto Quotidiano è chiarissima: “L’uomo chiave di tutta la vicenda è Eugster. E’ lui a contattare inizialmente Pardi (l’uomo che ha fatto poi scoprire il traffico, ndr) e a mostrargli una brochure con il prodotto venduto agli Emirati Arabi. Lo svizzero tiene i contatti con quello che le carte della Procura velletrana indicano come il “Colonnello Ali”, alto esponente dell’esercito di Abu Dhabi che gli mette pressione affinché il prodotto venga ultimato il prima possibile per testarlo. Eugster ha bisogno di finanziamenti e, dopo aver fallito l’emissione di un “performance bond” (una garanzia bancaria) con le banche svizzere, chiede l’intervento dei suoi sodali romani. Qui entrano in gioco M. e i fratelli I., che si offrono di aiutare lo svizzero e di costruire materialmente il drone-ranger in cambio del 3% del pagamento promesso dagli Emirati, circa 13 milioni di euro. Una prima tranche – 350.000 euro – è arrivata nel novembre scorso, poco prima dei test effettuati durante il Gp di Formula 1: subito dopo il bonifico, il drone fu spedito a Ginevra con un furgone, per poi essere inviato ad Abu Dhabi con un volo diretto. Un test in realtà c’era già stato a ottobre, grazie a un altro contatto di Eugster, l’algerino Ab Naber, che aveva portato il drone a Madrid arrivando in Spagna via nave, così da eludere i serrati controlli presso gli aeroporti”.
E’ proprio durante durante il Gran Premio di Formula 1 svoltosi ad Abu Dhabi il 26 novembre che la tecnologia proveniente da Pomezia viene collaudata dall’esercito arabo, anche se in precedenza era già stato effettuato un test di funzionamento un mese prima a Madrid, ad ottobre, grazie a un altro contatto di Eugster, l’algerino Ab Naber: il drone era arrivato in Spagna via mare per evitare i controlli agli aeroporti.
TECNOLOGIA TUTTA ITALIANA, ANZI POMETINA
Il drone-ranger non interessava solo gli arabi, ma anche gli Stati Uniti, il Qatar e il Libano: tutti erano affascinati da quanto costruito dai due fratelli di Pomezia, vere menti e artefici della tecnologia militare tra le più all’avanguardia del mondo.