“Egregio direttore,
a compendio di quanto pubblicato sul suo giornale a firma del signor Centore vorrei manifastarle un’altra assurda situazione. Sono residente e domiciliato ad Ardea dal mese di Agosto 2012, in un’abitazione la cui costruzione è stata conclusa nel mese di luglio 2012.
A quell’epoca il Comune aveva già affisso all’esterno dell’abitazione il nuovo numero civico. Lo stesso numero civico è riportato nell’atto di acquisto e nel certificato di agibilità rilasciato dal Comune stesso come è pure riportato nel catasto urbano in cui l’immobile è registrato. Ovviamente non esiste un vecchio numero a cui riferirsi in questa situazione.
Nella medesima situazione si trovano numerose abitazioni nella mia stessa via ed in luoghi dove di recente è stata completata la costruzione.
Il locale ufficio postale non effettua per tutte queste abitazioni la consegna della corrispondenza. Il responsabile del servizio, da me interrogato in proposito, attribuisce al Comune la responsabilità del disservizio in quanto non è mai stata ufficializzata la nuova toponomastica.
La corrispondenza che qui arriva con il nuovo civico non è consegnata, e non è neppure trattenuta in giacenza, ma subito rispedita al mittente o distrutta per mancanza di spazio. Ovviamente queste non sono dichiarazioni che mi sono state rilasciate ufficialmente, anzi, chiusura completa c’è stata nel momento in cui ho chiesto che la posizione dell’ufficio mi fosse espressa in modo palese.
E dire che il regolamento postale è chiarissimo in proposito.
Il DL 242 del 1 Ottobre 2008 all’articolo 2 riporta in allegato la regolamentazione per la consegna della corrispondenza. Tale regolamentazione all’ Art 22 dice chiaramente:
Indirizzo inesistente, inesatto o insufficiente
Gli invii postali che recano un indirizzo inesistente e di cui non è possibile la restituzione al mittente, vengono distrutti o altrimenti destinati a fini di beneficenza.
Gli invii con indirizzo inesatto o insufficiente vengono recapitati quando risulti possibile individuare il destinatario in modo certo. Qualora ciò non sia possibile, e non sia possibile la restituzione al mittente, gli invii vengono distrutti o altrimenti destinati a scopo di beneficenza.
Gli invii restituiti al mittente perché non è stato possibile eseguirne il recapito, recano indicazione del motivo del mancato recapito: destinatario sconosciuto, trasferito, irreperibile, deceduto, indirizzo inesatto, indirizzo insufficiente, indirizzo inesistente.
Per la restituzione al mittente, i provvedimenti relativi alle tariffe e ai prezzi o gli accordi contrattuali possono prevedere il pagamento di un corrispettivo.
Dunque “Gli invii con indirizzo inesatto o insufficiente vengono recapitati quando risulti possibile individuare il destinatario in modo certo”. Già il nome ed il cognome del destinatario sono un modo certo di identificazione, come pure lo sono il nome ed uno qualunque dei numeri civici riportati (sia vecchio che nuovo), come è praticamente impossibile l’equivoco là dove il civico indicato è l’unico esistente. Ebbene, nonostante questo, il nostro ufficio recapiti non consegna la corrispondenza arroccandosi dietro la pretestuosa motivazione che il Comune non ha ancora ufficialmente rilasciato la nuova numerazione. Ho chiesto invano al Comune di Ardea di provvedere con una semplice lettera a chiarire per l’ufficio in questione che possono essere dichiarati definitivi ed attivi tali numerazioni, ma invano. Il Comune neppure ha preso in considerazione la mia richiesta. E intanto io non ho ricevuto bollette (compresa la TARSU), bollini da apporre sulla patente e sui libretti di circolazione delle auto, carte di credito rinnovate e non so più quante e quali lettere con il danno che può immaginare. Le raccomandate, però, sono puntualmente recapitate. Un colpo al cerchio ed uno alla botte dunque. Anche il locale ufficio postale addetto alla distribuzione della corrispondenza, nella persona del suo responsabile, deve condividere la responsabilità di questo disastro. Si configura, secondo il mio parere, il perpetrarsi di un vero e proprio reato postale perseguibile penalmente.
Mario Savarese”