Parafrasando una celebre pubblicità, possiamo dire che il consultorio di Ardea è sempre più un sogno piuttosto che una solida realtà. Ai tanti proclami e rassicurazioni fatte in passato dall’Amministrazione comunale non sono infatti seguiti i fatti, e le donne di Ardea sono ancora senza un polo sanitario di riferimento. E sono proprio le donne di Ardea che oggi mostrano la loro indignazione attraverso un comunicato diffuso sia alla stampa che attraverso i social network.
“Questa non è Ardea che cresce, ma Ardea che peggiora. Dopo le tanto sbandierate dimissioni e gli altrettanti noti ripensamenti del Primo Cittadino, la città ha ritrovato – dopo le speranze deluse – la sua stabilità nella paralisi amministrativa, la stessa in cui versa da troppo tempo”, hanno scritto attraverso la loro portavoce, Barbara Tamanti.
“La vicenda del consultorio è una delle più evidenti e rappresentative dell’inadeguatezza di questa amministrazione, che sceglie l’immobilismo per posizioni personali che niente hanno a che vedere con le reali necessità del paese, dimostrando ancora una volta che preferisce parlar di sé piuttosto che della cittadinanza, non esclusi perfino i suoi elettori fedeli – prosegue la nota – Al consiglio comunale mancato era pronta l’interrogazione della Consigliera Capraro per chiedere all’amministrazione Di Fiori un timing preciso in merito all’ultimazione dei lavori e all’apertura del polo sanitario dove dovrebbe essere trasferito il consultorio. L’interrogazione, che doveva essere portata a conoscenza dei cittadini già venerdì scorso in occasione del Consiglio che la Maggioranza ha disertato, sarà protocollata domani in Comune. Non è infatti possibile rimandare oltre, perché tra promesse di impegno, ritardi, caos burocratico, da mesi la popolazione attende risposta. Crediamo che un comportamento tanto irresponsabile da parte di questa amministrazione debba essere fermato e denunciato, perché mentre questa si affanna a sistemare i suoi pedoni sulla scacchiera, tra nomine, rinunce e dimissioni, le donne di Ardea pagano il disagio della chiusura dell’unico polo sanitario, trovandosi costrette ad andare nel comune di Pomezia, La legge prevede un presidio ogni ventimila abitanti, Ardea ha dovuto dividerlo con Pomezia per anni, e ad oggi torna indietro nel tempo, perché nel tentativo di salvare quello esistente lo ha perso e nessuno sa dire quando riaprirà. Se questo non è peggiorare! La domanda che quindi facciamo è: di che si occupa esattamente questa classe dirigente?”. Le “donne di Ardea” sono decise ad andare a fondo alla vicenda, inviando la nota anche al Prefetto di Roma e chiedendo di interessarsi alla riapertura del polo sanitario.