Il Consiglio di Stato, di fatto, mette la parola fine alla sospensiva che autorizzava i titolari dei chioschi delle spiagge libere di Capocotta, a continuare le loro attività. La sentenza del secondo grado della giustizia amministrativa italiana ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati all’inizio della bella stagione. Da oggi le strutture della via Litoranea sono ufficialmente abusive. Obbligo di chiusura dunque per i titolari, che dal canto loro si sono dichiarati disponibili a riconsegnare i chioschi al Campidoglio.
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45 giorni per liberare i locali
Questo il tempo che servirà ai gestori dei chioschi per riprendere possesso degli oggetti di loro proprietà, per poi consegnare i locali al Comune di Roma. Non intendono dunque continuare la battaglia legale; l’ulteriore grado di giudizio amministrativo sarebbe rappresentato dal Presidente della Repubblica in persona. Secondo la sentenza, le strutture in questione, sono prive di ogni titolo autorizzativo. Per ulteriori e nuove attività presso Capocotta bisognerà attendere una gara europea. Al Messaggero i gestori hanno fatto sapere che: “Ciò che ci preoccupa è anche il futuro per queste spiagge. Arriverà l’autunno e non ci sarà più la guardiania e la tutela delle dune. Speriamo Capocotta non diventi terra di nessuno“. Ciò che ha permesso ai chioschi di lavorare fino a ieri è stata proprio la salvaguardia ambientale, tema importante nel 2016, in piena emergenza mafia ad Ostia, pur non essendo in regola con le concessioni. Il tutto poi scaduto all’inizio di questa estate, tanto che Campidoglio e X Municipio non poterono inserire le spiagge di Capocotta nell’ordinanza balneare.
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I ricorsi dei gestori
Le questioni legate alla malavita del 2016 sono scadute ad inizio estate. I chioschi dovevano rimanere chiusi, poi c’è stata la sospensiva del Consiglio di Stato che ha permesso le attività ancora per una stagione. Poi il colpo di scena nella giornata di ieri con la sentenza in questione. Il legale del Consorzio Capocotta, Francesco dell’Orso, sottolinea che: “Non condividiamo la sentenza che in alcuni punti sembra quasi voler ‘aggirare’ le questioni prospettate, mentre in altri si rifugia in affermazioni inesatte. Ne è conferma il fatto che i ricorsi sono stati dichiarati ‘inammissibili’, ossia respinti per motivi meramente processuali, evitando di affrontare aspetti che sarebbero stati invece sostanziali e fondamentali anche per il futuro assetto delle concessioni di Capocotta. Occorre anche far presente che, da quanto è dato comprendere dalle attività che Roma Capitale sta attualmente portando avanti, si intravede un concreto rischio che la preannunciata nuova gara pubblica non veda una conclusione utile per garantire la gestione per la prossima stagione balneare“, ha poi concluso il legale.