Andiamo a scoprire chi è Leonardo Apache La Russa, il figlio del Presidente del Senato Ignazio La Russa. Il ragazzo, accusato di violenza sessuale verso una ragazza di 22 anni, è oggi un trapper famoso nell’underground di Milano. Nel suo recente passato, esperienze di studio tra Milano e Londra, tutte nel campo del liceo artistico presso scuole private presenti nel territorio milanese.
Leonardo Apache La Russa, meglio conosciuto come “Larus”
Al di là che le accuse dovranno essere poi sostanzialmente confermate, Larus è un artista. Da diversi anni, ormai, è impegnato nella scena underground della trap milanese. Tra i suoi migliori successi musicali, il brano “I sottovalutati”. All’interno della canzone, cantata con il trapper Apo Way, recita questi versi: “Sono tutto fatto, sono tutto matto, ma ti fotto pure senza storie”.
La testa calda di casa La Russa
Vedendo l’arte e l’estro del ragazzo Milano, Leonardo Apache appare come la “testa calda” di casa La Russa. Non solo per la violenza dei testi messi su musica e online, ma anche perchè il comportamento del ragazzo va in netta contrapposizione a quel modello di educazione voluto e impartito dal Presidente del Senato.
Le critiche di Ignazio La Russa a suo figlio
Se dai fratelli è considerato bonariamente come un “aristoideo”, è il padre Ignazio La Russa a fargli le critiche più pesanti: “Sono fatto non ha a che fare con lo stordimento psichedelico… Ma se lo acchiappo con la droga lo ammazzo. Mi disse che senza parolacce le canzoni rap non hanno senso – spiegò ancora il presidente del Senato -, e concluse con un ‘papà non sai un c…o dei rapper”.
Le parole della mamma di Larus
Sulla stessa linea del marito, orientativamente, anche il commento della mamma del ragazzo. La signora Laura De Cicco, in una vecchia uscita pubblica, disse: “Per me il trap è una scemenza da ragazzi. Quei testi non mi piacciono per niente, sono forti, volgari, senza senso. Ma visto che non fa niente di sconveniente e il rap lo diverte, proibirglielo sarebbe sbagliato”.
Sulla parola “sono fatto”, scritta in una canzone del figlio, la De Cicco rispose: “Quella parola gli serviva soltanto per la rima. Sulla questione canne noi siamo molto rigidi e lui lo sa bene. Non penso, o almeno spero, che se le faccia“.